La sentenza. «L'adozione gay è una forzatura»
"Preoccupa leggere sentenze come quella della Corte d'Appello di Milano che ha legalizzato un caso particolare di adozione non presente nel nostro ordinamento. Parlare di adozione "piena a legittimante" vuol dire introdurre forzatamente nella legislazione norme inesistenti, travalicando il ruolo del Parlamento e svuotandolo di ogni funzione" commenta Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell'associazione Scienza e Vita in merito alla sentenza della Corte dell'Appello di Milano.
Il caso riguarda una coppia di donne italiane, sposate in Spagna, che poi avevano deciso di divorziare contando sulla legge zapaterista. Con la coppia anche una bambina, nata con il ricorso alla fecondazione eterologa, per la quale il giudice spagnolo aveva stabilito una forma adottiva per garantire collocazione abitativa e mantenimento. Lo scorso anno le due donne si erano rivolte all’ufficiale di Stato civile di Pavia per avere la trascrizione dell’adozione. Richiesta che era stata bocciata, visto che nel nostro Paese non esistono norme che regolano l’adozione legittimante. Nell’ottobre scorso la Corte d’appello di Milano ha invece dichiarato l’efficacia del provvedimento con cui una delle due donne aveva adottato la figlia della sua ex "moglie". Una sorta di "stepchild adoption" in salsa iberica. Nella sentenza, la Corte ha detto no alla richiesta di trascrivere matrimonio e divorzio, mentre ha ammesso la domanda d’adozione riconoscendo che la minore «è stata adeguatamente amata, curata, mantenuta, educata ed istruita da entrambe le donne, che hanno realizzato l’originario progetto di genitorialità condivisa». La Corte ha deciso che si doveva parlare di adozione "piena e legittimante", andando al di là dell’articolo 44 della legge sulle adozioni dove si indicano alcuni casi speciali in cui anche ai singoli è consentito adottare, ma in modo "non legittimante"."Insieme ad altre sentenze creative ancora una volta - continua Ricci Sindoni di Scienza e Vita - si vuole rendere lecito ciò che non è previsto in alcuna normativa, anzi in alcuni casi, pensiamo all'utero in affitto, è esplicitamente vietato. Siamo di fronte all'ennesima, evidente forzatura giocata sul piano mediatico in un momento particolarmente delicato della discussione delle alegge sulle uniovi civili, dove resta centrale il nodo della stepchild adoption".