S. Giovanni Rotondo. Assedio ai tumori del sangue con “farmaci viventi” personalizzati
Il team di Ematopatologia di Casa Sollievo della Sofferenza
Nuove speranze di cura e guarigione per alcuni malati oncoematologici refrattari alla chemioterapia che vivono in Puglia e non solo. Se le terapie cellulari con Car-T «rappresentano un progresso rivoluzionario nella cura delle neoplasie ematologiche», anche nell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo (Foggia) è possibile ricevere questo innovativo trattamento con Car-T (definite “farmaco vivente”, che offre una possibilità di cura a pazienti affetti da patologie oncoematologiche come leucemia, linfoma, mieloma), approvate e rimborsate in Italia, prodotte da aziende farmaceutiche, come afferma il dottor Angelo Michele Carella, primario di Ematologia del grende Istituto di rirecca e cura a carattere scientifico (Irccs) del polo clinico nato dall’intuizione profettica di san Padre Pio. Ma l’Irccs punto di riferimento per la sanità del Mezzogiorno conta di essere presto in grado di «produrre al suo interno le Car-T da infondere a un numero più alto di pazienti, riducendo costi e tempi di preparazione, confermandosi polo d’eccellenza al Sud e in tutta Italia», sottolinea il dottor Vincenzo Giambra, responsabile del laboratorio di Ematopatologia e della ricerca che porterà alla produzione interna di queste cellule geneticamente modificate in grado di aggredire patologie oncoematologiche.
«Diversamente dai farmaci tradizionali, le cellule Car-T vengono generate in maniera personalizzata ovvero utilizzando il sangue del paziente. I linfociti T vengono prelevati dal sangue del paziente nel nostro Centro trasfusionale, mediante un processo che consente di isolarli dal sangue periferico (leucaferesi); vengono successivamente inviati alla struttura che si occuperà dell’ingegnerizzazione genetica», spiega il primario.
«Successivamente le cellule T del paziente sono ingegnerizzate in laboratorio per produrre proteine sulla loro superficie, chiamate Car (Chimeric antigen receptor), capaci di riconoscere le cellule tumorali; dopo circa 3-4 settimane sono rispedite al nostro centro. “Espanse” in milioni in laboratorio, vengono reinfuse nel paziente. Finora abbiamo concluso la terapia in tre pazienti pugliesi affetti da Linfoma diffuso a grandi cellule B, refrattari alla chemioterapia convenzionale, ottenendo la remissione completa della malattia; in altri tre pazienti la terapia è in corso. Già a un mese la rivalutazione del paziente eseguita con un esame Pet può documentare la risposta alla terapia Car-T», riferisce il dottor Carella.
Una sacca di sangue nei laboratori dell'Irccs Casa Sollievo della Sofferenza - (c)Michele Martino
L’infusione delle Car-T avviene durante un ricovero in terapia intensiva ematologica, «preceduto da chemioterapia linfodepletiva per rimuovere i linfociti T nativi, che potrebbero contrastare quelli ingegnerizzati. Dopo due giorni vengono infuse le Car-T, come se fosse una trasfusione». I pazienti, «che secondo i criteri stabiliti dall’Aifa devono avere meno di 75 anni, non presentare grave piastrinopenia, insufficienza renale, problemi al sistema nervoso centrale», sono monitorati per individuare precocemente eventuali effetti collaterali «che però con i nuovi farmaci a disposizione si sono nettamente ridotti: la cosiddetta sindrome da rilascio di citochine, che insorge a 24/48 ore dall’infusione e provoca febbre, ipotensione, insufficienza respiratoria più o meno grave. L’altra possibile complicanza, a una settimana dall’infusione, può colpire il sistema nervoso centrale con manifestazioni più o meno severe», chiarisce il primario di Ematologia, auspicando di iniziare a breve nel suo reparto «a infondere Cart-T anche a pazienti con mieloma multiplo.
Giambra sottolinea che con il suo team sta «valutando come le Cart-T riconoscono in maniera specifica proteine sulla superficie delle cellule tumorali e attivano una risposta immunitaria in grado di ucciderle. Puntiamo a potenziarne gli effetti e ridurne quelli tossici». E aggiunge: «Casa Sollievo, come centro d’eccellenza, ha attrezzature e competenze per produrre le Cart-T e poi infonderle nel paziente. Le autorizzazioni dell’Aifa ci sono, ci vogliono tempi per creare la logistica, speriamo entro il prossimo anno. Vedere che una terapia sta funzionando su pazienti che prima non riuscivano ad avere una cura fa pensare che la ricerca vada finanziata e supportata in tutti i modi».