Vita

Intervista. Sacconi: «Limitati i danni. Ma adesso niente strappi»

Luciano Moia mercoledì 18 marzo 2015
Senatore Maurizio Sacconi, era proprio necessario votare una legge come quella del divorzio breve?Personalmente non partecipo al voto finale. Ma, grazie allo stralcio della norma che prevedeva il divorzio immediato, abbiamo limitato i danni. Se la legge fosse stata approvata secondo il testo modificato in Commissione con la convergenza di Pd e 5MS, saremmo arrivati ad una banalizzazione del matrimonio.Quindi un compromesso accettabile?Avrei preferito anche una differenza temporale legata alla presenza dei figli, ai fini di una loro maggiore tutela. Ma, ripeto, il danno principale è stato evitato. E c’erano settori che volevano con determinazione il divorzio immediato, per poi procedere a banalizzare il matrimonio anche in altro modo.Si riferisce alle unioni civili?Certo, paradossalmente gli stessi che hanno tentato di banalizzare il matrimonio con il divorzio lampo, vorrebbero estendere l’istituto matrimoniale ad ogni relazione effettiva.Sarete decisi nel rifiutare questa ipotesi?Saremo fermi nel ribadire che l’unicità del matrimonio va sempre e in ogni caso riferita alla società naturale. Di fronte a noi c’è una scelta secca. Se riconoscessimo le unione omosessuali, inesorabilmente la giurisprudenza europea ed italiana ci obbligherebbe dal giorno successivo all’omologazione con il regime matrimoniale. Adozioni e pensioni di reversibilità?Ma certo, sarebbe immediatamente obbligatorio concedere non solo l’adozione ma anche le provvidenze pubbliche che, ricordiamo, incidono per il coniuge sulle casse dello Stato per un ammontare di circa 60 miliardi l’anno.Quindi chi si dice d’accordo con le unioni gay, a patto che non contemplino l’adozione, non si rende conto del rischio. Oppure è in malafede? Sì, una legge che definisse le unioni civili, escludendo adozioni e provvidenze pubbliche, sarebbe in realtà solo un trampolino di lancio per questa immediata deriva. E noi non vogliamo farci complici del matrimonio per tutti.Nessuna possibilità di riconoscere i diritti delle coppie gay?L’unico testo che condividiamo è quello che noi stessi abbiamo proposto. Sì ai diritti per le persone che convivono, no al riconoscimento pubblicistico della coppia. Accettare ciò significa esattamente il matrimonio per tutti e in tutti i suoi effetti, mettendo a repentaglio la sostenibilità del nostro modello sociale ed educativo.E se su questo punto il Pd insistesse?Non voteremmo in alcun modo un testo così fatto. Questo, come tutti i temi antropologici, non fa parte della ragione per cui è nato questo governo. Il patto che lo sostiene è fondato sul superamento dell’emergenza economico-sociale.Renzi però non perde occasione di ribadire l’intenzione di approvare una legge sulle coppie di fatto?Se si andasse avanti su questa strada non verrebbe lacerato il governo – perché probabilmente sopravviverà trattandosi di materia estranea – ma risulterebbe lacerata la società italiana. È questa la nostra preoccupazione principale. Ed è per questo che, per evitare una forzatura parlamentare, è necessaria una forte mobilitazione di tutte le persone di buona volontà. Un secondo family day.