Vita

Pillola abortiva. La Toscana strappa, la Ru486 esce dall'ospedale

martedì 4 marzo 2014
La pillola abortiva Ru486 esce dagli ospedali, in violazione delle regole imposte dalle autorità di farmacovigilanza per la sua importazione nell’estate 2009. A stabilire l’incredibile prova di forza è la Toscana, attraverso il parere del Consiglio sanitario regionale, organismo tecnico dell’assessorato alla Salute, secondo il quale il farmaco che causa la morte del feto entro le prime 7 settimane di gravidanza può essere assunto anche in strutture ambulatoriali. La disciplina ministeriale per la somministrazione della Ru486, responsabile già del 7% degli aborti in Italia, prevede invece il ricovero in ospedale per garantire l’assistenza continua alla donna che ha scelto il metodo chimico, tutt’altro che privo di effetti indesiderati visti gli oltre 20 casi di morte documentati in tutto il mondo. L’eliminazione del feto morto, poi, avviene con un’abbondante emorragia che – senza ricovero – si può consumare a casa, sul posto di lavoro, per strada, in viaggio, e comunque nella più completa solitudine. Ora la via ambulatoriale rende la precarietà e l’isolamento di questa forma di aborto ancor più lancinanti.L'assessorato al diritto alla salute della Regione Toscana, dal canto suo, ha fatto sapere che "approfondirà e valuterà" il parere tecnico del Consiglio sanitario regionale "in merito all'aggiornamento del 'Protocollo operativo Ivg farmacologico di cui al parere CSR 47/2011', il cui contenuto è conforme per ciò che concerne le strutture, alla legge 194/1978 laddove si afferma nell'art.8 che 'nei primi 90 giorni di gravidanza gli interventi di Ivg dovranno altresì poter essere effettuati presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali e autorizzati dalla Regione". Scienza & Vita: deriva riduttivistica“La scelta della Regione Toscana di rilasciare la Ru486 nei poliambulatori consuma il processo di banalizzazione dell’aborto in una deriva riduttivistica mascherata da efficienza”, commentano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita. “La Ru486, prodotto abortivo tutt’altro che esente da rischi, era stata adottata nei vincoli della Legge 194, prevedendo quindi il ricovero e l’osservazione. Paletti che sono già stati ampiamente disattesi dal momento che la donna, dopo aver assunto la compressa abortiva, poteva agevolmente firmare le proprie dimissioni dal reparto. Ora la somministrazione della pillola direttamente tramite gli ambulatori scavalca ogni disposizione legislativa e apre a una deregulation senza precedenti, le cui conseguenze sul piano antropologico sono immediatamente intuibili”. Roccella: siamo all'aborto fai-da-te "Siamo di nuovo di fronte al tentativo di smontare la legge 194 per arrivare all'aborto fai da te - è l'opinione dell'onorevole Roccella (Ncd) -. Il consiglio sanitario della Toscana, organo tecnico consultivo dell'assessorato alla salute, ha dato parere favorevole all'uso della pillola abortiva RU486 negli ambulatori, escludendo un ricovero ospedaliero. E' un atto di grave superficialità, che denota un approccio ideologico al tema e una grande indifferenza per la salute delle donne. Ricordiamo - continua la Roccella - che è stata l'AIFA, al momento dell'immissione al commercio della pillola abortiva, a stabilire la necessità del ricovero in una struttura sanitaria, necessità ribadita da successive linee di indirizzo ministeriali. La volontà di portare l'aborto chimico al di fuori delle strutture ospedaliere può avere solo un senso politico: la volontà di arrivare all'aborto a domicilio superando la legge 194". La Roccella informa di aver depositato un'interpellanza in merito per avere chiarimenti dalla Regione, dall'AIFA e dal Ministero. Sacconi: conflitto con la legge 194 
Secondo Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, "la somministrazione della pillola Ru486 negli ambulatori ipotizzata dal Consiglio sanitario regionale della Toscana confligge manifestamente con la legge 194 e con le conseguenti disposizioni della stessa agenzia del farmaco. Secondo Aifa la somministrazione deve essere infatti ospedaliera proprio perché secondo la legge qualunque processo abortivo deve realizzarsi nell'ambito di una rigorosa assistenza professionale. E' evidente il tentativo tutto ideologico di voler banalizzare una decisione così drammatica sottraendola ad ogni forma di controllo e di prevenzione e determinando la solitudine della madre".