Vita

Regioni. La Lombardia prima ad attuare la legge sui volontari nei consultori

Francesco Ognibene martedì 7 maggio 2024

Palazzo Lombardia, sede della Regione

Che una legge dello Stato venga fatta applicare nelle Regioni non è una gran notizia: impensabile che un ente locale possa sottrarsi dal darle attuazione. Ma se la legge è la 56/2024, che attua un’altra fetta del Pnrr, sembra che questa ovvia regola non valga più. All’articolo 44 quinquies un provvedimento meramente esecutivo riporta infatti la tanto contestata norma che apre alla collaborazione tra consultori e realtà del volontariato impegnate a sostegno della maternità. E quando – martedì 7 maggio – è risultato chiaro che la Regione Lombardia, prima in Italia, avrebbe preso i provvedimenti necessari per applicarla si è riaperta la faglia della polemica che da settimane si trascina, noncurante del servizio che tante associazioni del terzo settore prestano da anni, radicate e apprezzate ovunque dalle istituzioni, per aiutare donne in difficoltà per una gravidanza imprevista. «Regione Lombardia ha sempre attuato quanto previsto dalla legge 194 e ha sempre collaborato con il terzo settore e intende avvalersi di tutte le possibilità che l’ordinamento mette a disposizione per contrastare la denatalità»: così il sottosegretario con delega ad Autonomia e Rapporti con il Consiglio regionale Mauro Piazza ha spiegato l’intento della giunta rispondendo in un question time al Patto Civico che chiedeva come Regione Lombardia intendesse applicare la legge 194/78 alla luce della nuova norma sul Pnrr. «Le iniziative di Regione Lombardia – ha aggiunto Piazza – potranno essere integrate con le nuove opportunità concesse dalla normativa di recente applicazione». Di «decisione grave» parlano invece il capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino e la consigliera dem Paola Bocci: «Ci rendiamo disponibili a raccogliere e ad approfondire segnalazioni sulla mancata applicazione della 194 nella nostra Regione e segnalazioni di ingerenze nella vita delle donne che possono essere causati dai neo-oscurantisti». Non meno aspra la polemica di Luca Paladini (Patto Civico) che definisce «un pericolo» la «presenza di militanti pro-life all’interno dei consultori», nel timore che questi «non siano più luoghi in cui una donna viene curata e protetta ma dove viene giudicata».