La Chiesa deve avere «mani in azione, e non solo parole». Perché «bisogna venire incontro al dramma della sofferenza in alcuni ambiti delicatissimi, pensiamo solo al settore dell’Alzheimer». Ben venga dunque la ricerca nel campo delle staminali adulte, «per rispondere all’appello, spesso un urlo, che viene lanciato» dalle famiglie che hanno una persona colpita da una malattia degenerativa».Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio Consiglio per la cultura, ha presentato così ieri il secondo Congresso internazionale su
Medicina rigenerativa: cambiamento fondamentale nella scienza e nella cultura, in programma in Vaticano da domani al 13 aprile e che, con il contributo di relatori di primissimo piano (tra gli altri, il premio Nobel per la medicina 2012 John Gurdon), si occuperà di ricerca sulle cellule staminali adulte, e farà il punto sui risultati raggiunti nella cura di un grande numero di patologie, anche tumorali e circolatorie e di malattie croniche come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer. «Il nostro interessarci a questi ambiti – spiegato Ravasi – è anche per mostrare che la fede, la religione non è soltanto quella che interviene quando ci sono questioni di bioetica: non interviene solo negativamente, ma afferma anche la propria partecipazione a uno sviluppo positivo, tenendo ben presente che buona parte della vita pubblica di Cristo – nel Vangelo di Marco è l’esatta metà – è dedicata a guarigioni di malati».Per questo, allora, la risposta alle sofferenze da parte della Chiesa deve essere «non solo spirituale ma anche un impegno concreto», ha insistito il porporato, sottolineando che i risultati del Congresso verranno consegnati a papa Francesco il quale, «visto che è stato eletto da poco», non è stato ovviamente coinvolto nella preparazione: ma «i temi che affronteremo – ha fatto notare il presidente del Dicastero vaticano per la Cultura – sono molto vicini ai discorsi che il Papa sta facendo in questi giorni». E, a questo proposito, Ravasi ha raccontato il caso di un bambino di 8 anni, affetto da una malattia fino a oggi incurabile, per il quale i genitori, spinti dalla disperazione, pensano di affidarsi ad «una pseudo-cura, se non di un mago, qualcosa del genere. Seguire una via rigorosa e non magica – ha detto il cardinale – è invece proprio nello spirito di papa Francesco».Nell’illustrare le finalità del Congresso Robin Smith, amministratore delegato della NeoStem e presidente della "Stem for Life Foundation", società co-organizzatrici dell’incontro – ha affermato che «vogliamo dimostrare che per affrontare globalmente la sofferenza, uno non deve scegliere tra la fede e la scienza, perché la nostra esperienza è che possono adattarsi insieme, in simbiosi». Per questo è indispensabile «informare il mondo sul potere e sulla promessa rappresentata da queste terapie, per essere sicuri – ha osservato ancora Robin – che questa scienza sia descritta in maniera accessibile a tutti», superando la grande confusione originata dalle polemiche insorte negli ultimi 20 anni: oggi, ha aggiunto, «politici e straordinari scienziati di tutto il mondo» sono al lavoro per sostenere le cure basate sulle cellule staminali adulte. Secondo monsignor Tomasz Trafny, del dipartimento scientifico del pontificio Consiglio della Cultura, «capire, conoscere, studiare», sono le tre vie da seguire in questo campo. «La Chiesa – ha ribadito – non è contraria alla scienza, alla ricerca, si preoccupa sempre per quelli che soffrono».