Scienza. Quante illusioni dalle «fake news» mediche
Sono sempre dannose, ma il loro potenziale negativo aumenta a dismisura se riguardano il campo della salute: sono le fake news, cioè le notizie false o falsificate, che rimbalzano e si moltiplicano soprattutto sul Web, al quale, secondo il Censis, nove italiani su dieci affidano domande e ansie. La questione non è solo scientifica, ma incrocia il piano etico in quanto fonti inquinate impediscono al cittadino medio di costruirsi un’opinione valida su argomenti spesso delicati. «È grande la responsabilità delle istituzioni pubbliche, che devono essere animate da buoni propositi nell’interesse dei cittadini, ma devono anche sviluppare tecniche di analisi e di intervento – riflette Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) –. Non è sufficiente smentire, bisogna proporre la verità. In particolar modo nei social network dove alcuni algoritmi permettono di alimentare e diffondere le fake news». Secondo Ricciardi «le agenzie educative, i media e il servizio pubblico giocano un ruolo determinante». Spesso infatti le fake news in medicina fanno leva sull’illusione di trovare soluzione a ogni desiderio e l’incapacità di accettare la finitezza della vita, o il limite. «Quando si trova davanti a problemi complessi il cittadino – rileva Ricciardi – è portato a cercare scorciatoie. Ecco perché i media hanno grandi responsabilità nel non alimentare notizie false».
Se dunque in materia di salute i giornalisti non sono tenuti «a seguire la par condicio e, per catturare audience, a dare uguale spazio a chi racconta di cure fantasiose, o che i vaccini fanno male», i medici «devono sviluppare modalità comunicative più comprensibili». «Quando questa alleanza funziona, dà risultati straordinari», assicura il presidente dell’Iss.
Medici e scienziati sono chiamati a offrire «un’informazione accessibile e scientificamente rigorosa, che permetta a ciascun utente di valutare in modo rapido e agevole la bontà di quanto letto sul Web», gli fa eco Alessandro Conte, responsabile del progetto contro le fake news in medicina promosso dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). Occorre però «fornire ai medici e a tutti i professionisti della sanità nuove capacità comunicative e nuovi strumenti che permettano di affrontare efficacemente il dubbio nel suo manifestarsi, nella sede ideale in cui si consolida il rapporto tra medico e paziente, l’ambulatorio», spiega Conte, evidenziando che il portale della Fnomceo dedicato a contrastare il fenomeno delle "bufale" «includerà una serie di spunti comunicativi e materiale visuale».
Ma è fondamentale che ci sia «l’impegno trasversale di tutte le istituzioni, a livello formativo» perché solo con una «alfabetizzazione sanitaria» sarà possibile aiutare la società «a comprendere e a difendersi, oltre a evitare lo sperpero di preziose risorse». Se «le notizie prive di fondamento scientifico, nel turbinare di condivisioni troppo spesso acritiche, ritardano o impediscono il ricorso a cure scientificamente validate, sicure ed efficaci», chi diffonde queste pratiche – è l’analisi di Conte – «getta ombre sul metodo scientifico, inneggiando a colossali giochi di interessi per poi "suggerire" l’acquisto di libri, sostanze di discutibile e mai valutabile composizione, oppure la partecipazione a costosissimi incontri, corsi o seminari».
Tra le dinamiche che fanno proliferare le fake news sanitarie ci sono infatti «l’ignoranza del metodo scientifico alla base della realizzazione di un farmaco degno di questo nome, sapendo che esso ha comunque dei costi in salute, cioè gli eventuali effetti collaterali», e «il rifiuto di tutto ciò che è dettato dalla scienza, vista come una macchina al servizio delle multinazionali del farmaco, che, pur avendo il profitto come scopo, rappresentano una grossa spinta alla ricerca scientifica e al progresso della medicina», osserva Francesco Brancati, presidente dell’Unione nazionale medico-scientifica di informazione (Unamsi), per il quale è dunque strategico «comunicare notizie corrette e complete». «Lo è ancora di più se il tema è quello della salute, che si gioca sulla pelle di chi legge, ascolta o naviga in Internet alla ricerca di risposte che riguardano un problema personale, o di un proprio caro», aggiunge il presidente dell’associazione che persegue «promozione attraverso i media di una corretta e completa divulgazione medico-scientifica».
«Con Internet la platea delle notizie di salute si è moltiplicata: è il lettore stesso che va a cercare quelle che lo interessano e nei grandi numeri è più facile che ci si imbatta in notizie scorrette o addirittura false. Ma spesso chi legge non è attrezzato per distinguere il vero dal falso», afferma il presidente Unamsi, che ha elaborato un «Decalogo anti-bufale» proprio per stimolare una «lettura critica di ciò che trova su Internet, giornali e tv». Regole semplici, come verificare la fonte, accertarsi che la notizia sia aggiornata, evitare il "fai da te" nelle cure mediche, diffidare delle prescrizioni senza visita, non fermarsi alla prima selezione dei motori di ricerca, distinguere tra informazione e pubblicità, acquistare farmaci online solo da venditori autorizzati.