La polemica. Ferragni: nelle Marche abortire è difficile. Ma i dati dicono il contrario
Un articolo del quotidiano inglese «The Guardian» ripreso da un post su Instagram di «The Vision», testata italiana online, rilanciato a sua volta sul suo profilo da Chiara Ferragni, influencer da 27,7 milioni di follower. La notizia – di terza mano – che crea il caso di giornata nella campagna elettorale è che nella «regione guidata dal partito del possibile prossimo primo ministro italiano» (le Marche) l’«aborto è a rischio», secondo la sintesi del giornale britannico. Tanto basta per far arruolare Chiara Ferragni, che finisce per amplificare a dismisura la tesi, nelle file di chi contesta Giorgia Meloni e i «Brothers of Italy» (traduzione per i lettori inglesi del «Guardian») ma soprattutto di quanti non vedono l’ora di ripetere a un mese dal voto che «la 194 non si tocca», specificando che «Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche», come sostiene il commissario del Pd marchigiano Alberto Losacco. «Grazie a Chiara Ferragni per aver preso posizione sulla drammatica situazione dell’accesso all’interruzione di gravidanza nelle Marche – rincara la senatrice dem Monica Cirinnà –. Un anticipo di quel che ci aspetta con la destra al governo. La risposta del Pd è chiara: assicureremo la piena applicazione della legge 194». Assist involontario a Francesco Lollobrigida, capogruppo Fdi alla Camera: «Esiste una norma in Italia che va rispettata per intero, la 194. Noi dobbiamo mettere in condizione le donne di decidere liberamente se abortire o meno, sperando che nessuna sia costretta ad abortire magari per questioni economiche o per cattiva informazione su quello che sta facendo». Rilancia il M5s: «Dove governano avversano i diritti civili. E ne sono anche orgogliosi tanto da definirli un "modello". Fratelli d'Italia si conferma nemica delle donne, dei giovani e di ogni forma di progressismo. Il consiglio regionale delle Marche, guidato da Fratelli d'Italia, nel 2021 si è opposto alla somministrazione della pillola Ru486 nei consultori. È stata così dichiarata guerra al diritto all'aborto, non a caso Meloni & co. sono stati i primi a esultare dopo la sentenza della Corte Suprema americana e in Europa si sono schierati contro il rispetto dello stato di diritto dimostrandosi solidali con le leggi liberticide degli amici ungheresi e polacchi», con «un'ondata di oscurantismo che va fermata». Dal Pd arriva ancora la voce di Valeria Fedeli, secondo la quale «nelle Marche c'è una oggettiva difficoltà ad applicare la legge 194, ed è stata osteggiata la circolare del ministro Speranza sulla Ru486. C'è una grande differenza tra la visione del centrodestra e quella del centrosinistra sui diritti», tanto che «una
messa in discussione della legge sull'aborto, è drammaticamente un rischio» con la «riduzione della libera e autonoma determinazione sulle scelte sessuali e relative all'identità». Ancora più perentorio il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni (che si candida nell’alleanza Verdi-Sinistra): «Grazie alle parole di Chiara Ferragni e grazie a tutte quelle donne che non si rassegnano a vedere calpestati i propri diritti di libertà ed esigono il rispetto della legge 194. Dove governa la destra, non solo nelle Marche (l'ho potuto constatare in Umbria in questi ultimi anni), abbiamo visto una riduzione dei diritti delle donne. Dobbiamo impedire che questo avvenga a livello nazionale, è un fatto di civiltà».
Ma è vero che nelle Marche è così difficile abortire? Nell’ultima relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della 194 (su dati 2020) risultano 1.351 interruzioni di gravidanza negli ospedali marchigiani su 9.326 nati vivi, uno ogni sette bambini venuti al mondo, con una media di 3,7 aborti al giorno e un tasso di abortività (Ivg per mille donne in età fertile) di 4,5 (la media nazionale è 5,4). E l’obiezione di coscienza? Tra i ginecologi marchigiani è del 70% (media Italia: 64,6), mentre l’interruzione di gravidanza è disponibile nel 92,6% delle strutture sanitarie, contro un dato nazionale del 62. In altre parole, nessun allarme. Chiosano Isabella Rauti ed Eugenia Roccella (entrambe Fdi): «Se la stampa e le influencer vogliono occuparsi seriamente dell’aborto nella Regione Marche dovrebbero informarsi». Per quanto riguarda gli obiettori, precisano le due candidate della formazione di destra, «il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana. Non sembra quindi che l'obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo». Non basta: sull’«aborto chimico», che sarebbe ostacolato dalla Regione, «va ricordato che le linee guida del Ministero non sono vincolanti (infatti l'Emilia Romagna ne ha sempre avute di proprie, diverse da quelle nazionali); e soprattutto che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la stessa legge 194, quando prevedono che l'aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere. È doveroso ricordare anche che la pillola Ru486 è un aborto più economico per il Servizio sanitario ma più pericoloso per la salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta, come emerge dalla letteratura scientifica in materia».
Il leader del Family Day Massimo Gandolfini sostiene che Chiara Ferragni mette in giro «fake news» e «parla di temi che non conosce. Da medico posso dire che ad oggi la 194 è applicata in tutto il territorio nazionale per quanto riguarda l'interruzione volontaria della gravidanza. Non c'è donna che non sia riuscita ad abortire, i medici obiettori non costituiscono alcun ostacolo e se si considerano gli aborti farmacologici fai da te e il boom di vendite pillole abortive il drammatico scarto dei bambini non voluti è persino aumentato. Caso mai quella che resta inapplicata è la parte della 194 tesa a prevenire in tutti i modi, tramite i consultori, che la donna scelga per la morte e non per la vita. Non vengono eliminati gli ostacoli che impediscono a una donna di portare a termine una gravidanza difficile, come prescrive chiaramente la legge. Molte donne, specialmente immigrate, non conoscono la possibilità del parto in anonimato. Tante sono lasciate sole e senza sostegni economici e morali. Auspichiamo che la Regione Marche lavori in questa direzione e che lo faccia anche il governo che uscirà dalle urne perché l'Italia, che conta il tasso di natalità più basso d'Europa, ha bisogno di politiche per la vita». «È triste e grave – è l’opinione di Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & Famiglia – che Chiara Ferragni usi i suoi canali social per diffondere fake news sulla possibilità di abortire nelle Marche col solo scopo di attaccare il diritto all'obiezione di coscienza dei medici che restano fedeli alla loro professione e vocazione, ovvero promuovere la vita e non sopprimerla. Non esiste un solo caso di donna marchigiana che, purtroppo, non abbia potuto sopprimere il figlio che portava in grembo e sia stata invece "costrettà a partorire". Migliaia sono invece le donne che si sentono costrette ad abortire per mancanza di sostegni materiali e morali, mentre vorrebbero portare avanti la gravidanza e dare alla luce la vita che custodiscono. Un problema che la multimilionaria Chiara Ferragni evidentemente non prende minimamente in considerazione, mentre si tratta dell'unica vera discriminazione in corso in Italia».