Vita

La storia. Parkinson & Bike, così il ciclismo rallenta la malattia

Roberto Mazzoli martedì 7 maggio 2024

Il gruppo di ciclisti del progetto Parkinson&Bike

Salite e discese, cadute e riprese. Il ciclismo con lo scorrere imprevedibile della sua strada è spesso la miglior metafora della vita. E lo sa bene Filiberto Martinelli, classe 1954, fino a poco tempo fa brillante primario del reparto di Rianimazione degli Ospedali Marche nord. Accanto alla professione medica ha sempre affiancato la passione per lo sport, in particolare per il ciclismo, raggiungendo importanti traguardi, tra cui un titolo nazionale e una cronometro regionale nella categoria veterani. A questi si aggiungono: 21 maratone corse sotto le tre ore, 4 marcialonga nello sci di fondo e un premio mondiale fair play per il ciclismo nel 1996. Nel 2020, già in pensione, è stato anche tra gli eroi del covid, quando scelse di rientrare in sala operatoria come volontario per dare una mano ai colleghi. Tutto però cambia lo scorso anno, quando gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson, malattia neurodegenerativa che porta alla morte di alcune cellule cerebrali che rilasciano la dopamina. Durante il decorso della malattia si manifestano rigidità muscolare, tremore e disturbi dell’equilibrio. In pochi mesi Martinelli perde la voce e gli diventa persino difficile fare le scale e vestirsi. «Ero sempre stanco – dice – ed ero caduto in uno stato di depressione tale da non riuscire più a socializzare». Poi l’incontro con Alessandro Ariemma, presidente dell’associazione Parkinson Marche. I due diventano amici e scoprono che i parkinsoniani usano proprio il ciclismo per rallentare la malattia. Per Martinelli è ora di rialzarsi sui pedali. «Certo non ho abbandonato la terapia – dice – ma ho sperimentato quanto l’attività fisica rallenti realmente questo morbo e ridia la gioia di vivere». Riprende addirittura a fare le montagne con gli amici. «Ero come guarito ed ero tornato alla vita di prima».

Filiberto Martinelli, ex primario del reparto di Rianimazione degli Ospedali Marche nord, e Alessandro Ariemma, presidente dell'associazione Parkinson Marche - .

Di qui l’idea di rendere visibile a tutti l’importanza del ciclismo per contrastare il morbo di Parkinson. Si decide di organizzare una tre giorni da Pesaro ad Assisi passando anche per La Verna. «Abbiamo scelto di chiamarla ‘Sulle strade di Francesco’, un santo che mi ha sempre affascinato tantissimo». Oltre 400 km e seimila metri di dislivello per una media di 8 ore al giorno sui pedali. L’idea di Martinelli coinvolge subito l’associazione marchigiana. Nasce così il progetto “Parkinson & Bike” per ottenere il patrocinio di “Pesaro Capitale della Cultura 2024” cui si aggiungono numerosi altri sponsor. «Si tratta di un test decisamente impegnativo dal punto di vista atletico ma lo affronteremo con entusiasmo, consapevoli che l’amicizia è il collante di tutto». All’iniziativa prenderanno parte 9 amici molto affiatati, non solo con il morbo di Parkinson, ma anche un diabetico insulino-dipendente e uno cardiopatico. Tutti i ciclisti sono in grado di gestirsi in autonomia e sono in possesso di certificazione medica. La partenza è prevista per venerdì 10 maggio. «Perché il morbo di Parkinson – conclude Martinelli – si sconfigge anche con un messaggio di speranza che viaggia su due ruote».