Vita

Il viaggio apostolico. «La teoria del gender è colonialismo»

Mimmo Muolo lunedì 19 gennaio 2015
Il tentativo di introdurre nelle scuole la teoria del gender “è una colonizzazione ideologica”. E per quanto riguarda la libertà di espressione del pensiero, essa “deve essere accompagnata dalla prudenza”. Di ritorno da Manila, il Papa si concede nuovamente alle domande dei giornalisti al seguito e, tra i numerosi argomenti toccati in più di un'ora di conferenza stampa, spiega alcune espressioni che nei giorni scorsi avevano suscitato ampi dibattiti. A partire dall'esempio del pugno in reazione a un ipotetico insulto alla madre che - nella analoga conferenza stampa di quattro giorni fa, mentre da Colombo si spostava nelle Fillippine - aveva usato per parlare della vicenda di Charlie Hebdo. Sorridente, a tratti ancora commosso per l'accoglienza ricevuta, a suo agio anche quando usa espressioni colorite (dare “un calcio là dove non batte il sole”, la sua tentazione di fronte a un tentativo di corruzione subito quando era a Buenos Aires; “Essere buoni cattolici non significa fare come i conigli”, a proposito dell'Humanae Vitae e della “paternità responsabile”), Francesco non appare neanche particolarmente affaticato, nonostante l'intensità del viaggio. Fa un bilancio della visita da cui dice di aver imparato molto, definisce Paolo VI “un profeta” per essersi opposto all'avanzata del neomalthusianesimo, cioè al controllo delle nascite attraverso la contraccezione di massa, e a tal proposito accenna per due volte, e non senza preoccupazione, all'inverno demografico dell'Italia. Annuncia inoltre “il progetto in bozza dei prossimi viaggi” (America Latina, Usa, Africa) e quanto ai rapporti con il governo della Cina (Paese nuovamente sorvolato al ritorno) parla in pratica di una politica dei piccoli passi. Un Papa a tutto campo, insomma, che anche in questa occasione dimostra la sua particolare sensibilità e l'apprezzamento per il lavoro dei giornalisti. Regala infatti una torta con tanto di candelina a Valentina Alazraki, la giornalista televisiva messicana che ha fatto quasi tutti i voli papali con tre pontefici e che ieri compiva gli anni. "Quanti sono non glielo chiedo, perché lei è una donna", scherza pure Bergoglio. La libertà di espressione Ed è proprio Alazraki che gli chiede di chiarire che cosa intendesse dire con l'esempio del pugno. “In teoria - risponde il Papa - siamo tutti d'accordo nel dire che una reazione violenta davanti a un'offesa, a una provocazione non è una cosa buona, non si deve fare. Ma siamo umani - prosegue Francesco - e c'è la prudenza che è una virtù della convivenza umana. Io non posso insultare, provocare continuamente una persona, perché rischio di farla arrabbiare e di ricevere una reazione non giusta - lo sottolineo - non giusta. Per questo dico che la libertà di espressione deve tener conto della realtà umana e dunque deve essere prudente. Educata".La colonizzazione ideologica della famiglia Gli chiedono anche un altro chiarimento. A che cosa si riferisse, durante l'incontro con le famiglie di Manila, con l'espressione “colonizzazione ideologica”. E Francesco risponde con l'episodio di una donna ministro della Pubblica istruzione (probabilmente argentina, anche se il Papa non lo dice espressamente) che avendo bisogno di reperire fondi per costruire scuole per i poveri, chiese un prestito. La risposta fu un prestito condizionato all'adozione di un libro di testo che parlava della teoria del gender. La ministro prese i soldi e il testo, ma “furbescamente” ne introdusse anche un altro "normale". “Questa è la colonizzazione ideologica - denuncia -. Entrano in un popolo con un'idea che niente ha da fare con quel popolo, per cambiare una mentalità o una struttura. Durante il Sinodo, anche i vescovi africani si lamentavano di questo. Che i prestiti per lo sviluppo venivano concessi a certe condizioni”. Paolo VI e il controllo delle nascite Affine è il tema della permanente validità dell'Humanae vitae, che ritorna in due domande. “L'apertura alla vita è condizione di validità del sacramento del matrimonio”, ricorda il Papa. Ma in quell'enciclica c'è di più della considerazione dei problemi quotidiani delle coppie, per i quali aveva raccomandato ai confessori di essere “comprensivi e misericordiosi”. “Alcuni credono - scusatemi la parola - che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. Io ho rimproverato una donna, alcuni mesi fa in una parrocchia, perché era incinta dell'ottavo figlio e aveva fatto sette cesarei. 'Ma lei vuole lasciare orfani i sette? - le ho detto -. Questo è tentare Dio, è una irresponsabilità'. Infatti si parla di paternità responsabile”.
Bilancio del viaggio Francesco dice di essere rimasto colpito dai gesti dei filippini. E che per lui il momento più forte è stata la Messa di Tacloban. “Di fronte al dolore di quella gente mi sono sentito annientato”. “I gesti mi hanno commosso, perché non erano protocollari, ma venivano dal cuore. I papà che alzavano i bambini sopra la testa perché il Papa li benedicesse al passaggio è un gesto che altrove non si vede: come se loro dicessero "questo è il mio tesoro, il mio futuro, il mio amore, per questo vale la pena lavorare e soffrire"”. E poi “l'entusiasmo non finto, la gioia, il sorriso che non era dipinto, la capacità di fare festa. Dietro quel sorriso c'è la vita normale, i dolori, problemi. Questo è un popolo che sa soffrire”. Il Papa dice di averne avuto la prova domenica nel colloquio con il papà di Chrystel, la giovane volontaria morta a Tacloban. “Sono stato edificato da quell'incontro. Un popolo che sa soffrire”. I poveri, la cultura dello scarto, la corruzione Papa Bergoglio conferma poi che il messaggio della visita nelle Filippine sono stati i poveri. Cioè “le vittime della cultura che non scarta solo i rifiuti, ma anche le persone”. La Chiesa "deve dare l'esempio e rifiutare ogni mondanità, che è il pericolo più grande per noi consacrati, ma anche per i laici impegnati. E' tanto brutto vedere un consacrato mondano”. Un pericolo che insidia i poveri è la corruzione, che “oggi nel mondo è all'ordine del giorno”. Corruzione che si annida nelle istituzioni, tocca i singoli e talvolta, ammette Francesco, anche la Chiesa. “La corruzione è togliere al popolo. E le vittime della corruzione sono i più poveri”. La corruzione può anche uccidere. "Nel 1994, appena nominato vescovo ausiliare del quartiere di Flores a Buenos Aires sono venuti da me due funzionari di un ministero che mi hanno offerto 400mila dollari per i poveri. "Noi le depositiamo la cifra sul suo conto e poi lei ce ne dà la metà". In quel momento non sapevo se insultarli e dargli un calcio dove non batte il sole, oppure se fare lo scemo. Ho fatto lo scemo e ho risposto: "Noi nelle vicarie non abbiamo un conto. Voi dovete fare il deposito in arcivescovado con la ricevuta". Ricordate: peccatori sì, corrotti mai. E dobbiamo chiedere perdono per quei peccatori che scandalizzano con la corruzione".I viaggi del 2015 Nell'anno appena iniziato, annuncia il Papa, sono allo studio una visita in Africa (Repubblica Centroafricana e Uganda), un viaggio in America Latina (Ecuador, Paraguay e Bolivia) e il già annunciato itinerario negli Usa: Filadelfia, New York e Washington. Nella capitale Francesco canonizzerà Junipero Serra, perché farlo in California richiederebbe due giorni in più e non è possibile. L'anno prossimo l'idea è di andare in Cile, Argentina e Paraguay. Ma è ancora tutto da definire, ha precisato. La Cina e il Dalai Lama Mentre l'aereo sorvolava la Cina (il Papa ha mandato un telegramma al presidente Xi Jinping: "Invio cordiali saluti a Sua Eccellenza mentre sono in volo sul suo Paese, nel mio viaggio dalle Filippine al Vaticano. Assicuro la mia preghiera per lei e per tutto il popolo della Cina, invocando su di voi abbondanti benedizioni di armonia e prosperità"): gli viene chiesto a che punto sono i rapporti. “Noi siamo aperti e vogliamo la pace con tutti. Il governo cinese è educato, noi siamo educati e facciamo le cose passo a passo. Loro sanno che sono disposto a riceverli o ad andare”. Francesco precisa però che non è per “paura della Cina” che non ha ricevuto il Dalai Lama in visita a Roma di recente. “E' consuetudine della segreteria di Stato non ricevere capi di Stato quando sono in una riunione internazionale a Roma”. L'udienza ci sarà più avanti. L'arrivo a Ciampino e la visita a Santa Maria Maggiore​Partito dalle Filippine alle 3.12 di questa notte (le 10.12 a Manila), Papa Francesco è arrivato a Roma questa sera intorno alle 18. Sceso dall'aereo della compagnia "Philippines", atterrato allo scalo di Ciampino, il Papa è salito a bordo di un'utilitaria blu, che ha imboccato la via Appia con il corteo papale e le auto di scorta, dirigendosi verso il Vaticano.  Prima però ha fatto una visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare ai piedi dell'icona della "Salus populi romani"("Salvezza del popolo romano") e per ringraziare per la protezione che aveva chiesto alla Madre di Dio lo scorso sabato 10 gennaio quando, in serata, e in forma molto riservata, era andato al tempio a implorare il sostegno di Maria. Questa di oggi è la 17esima visita di Papa Francesco al tempio mariano dal giorno della sua elezione. Nel 2013 ha fatto 6 visite e 9 nel 2014. Questa di oggi è dunque la seconda del 2015.