Vita

Olbia. Autismo e donazione di sangue: la scelta (contagiosa) di Martina

Laura Badaracchi mercoledì 7 febbraio 2024

Martina pronta a donare il sangue in una struttura Avis a Olbia

Martina Dal Torrione è una 19enne di Olbia donatrice di sangue. Diplomata lo scorso giugno al liceo scientifico “Lorenzo Mossa”, ha vinto una borsa di studio che l’Avis comunale promuove nelle scuole del territorio, rivolta agli studenti donatori che si distinguono anche per un buon rendimento.

Dopo la consegna del riconoscimento ha deciso di fare la volontaria presso la sede cittadina dell’associazione: «Rispondo al telefono, quando c’è l’autoemoteca sono disponibile per accogliere i donatori, do informazioni a chi vuole sapere cosa fare per iniziare a donare». L’autismo non ha fermato la sua voglia di mettersi gratuitamente a servizio degli altri: «Dopo la prima donazione mi sono sentita sollevata, ho provato una sensazione di gioia e di entusiasmo, pensando in particolare a coloro che avrebbero beneficiato di questo mio gesto. Ecco perché ho deciso di iniziare anche l’impegno come volontaria. Vorrei far capire a tante altre ragazze e ragazzi che essere autistici non significa dover rinunciare ai propri desideri o a fare qualcosa di utile per gli altri», testimonia.

Prima di cominciare, la ragazza si è posta molte domande, quindi è partita fortemente motivata: «Ho voluto capire meglio come funzionasse e cosa dovessi fare io. Poi, una volta superati gli ultimi dubbi, a seguito dell’incontro a scuola con il personale Avis, sono andata al centro trasfusionale di Olbia per la prima donazione. La spinta decisiva è arrivata anche per alcuni casi nella mia famiglia di persone che hanno avuto necessità di sangue: ho capito che continuare ad aspettare non aveva più senso».
Dedicarsi al volontariato aiuta Martina a «imparare a gestire meglio il mio tempo e le mie giornate. Quello che sto facendo per me è estremamente importante e mi piacerebbe servisse a tante ragazze e ragazzi come me. Il percorso che sto effettuando in associazione dimostra che, anche convivendo con situazioni come la mia, è possibile realizzare i propri sogni e rendersi utili per la collettività di cui siamo parte. Ai miei amici consiglierei di fare lo stesso».