Può impressionare ma non deve stupire: l’
Olanda potrebbe diventare l’anno prossimo il primo Paese al mondo a riconoscere il
diritto insindacabile all’
eutanasia (o suicidio assistito, ma la differenza è marginale). In una lettera al Parlamento i ministri della Salute e della Giustizia hanno chiesto ai deputati, che stanno discutendo una nuova
modifica alla legge con la quale nel 2002 fu legalizzata l’
eutanasia per i malati terminali, di
introdurre la facoltà per qualunque cittadino di accedere al suicidio assistito se ritengono di aver «completato la propria vita», e dunque
anche in perfetta salute e con una lunga aspettativa di vita.
Sinora alla morte a richiesta può accedere il paziente che soffra di una malattia che non lascia speranza di guarigione o di miglioramento, un concetto che non ha impedito che all’eutanasia potessero accedere anche persone affette da malattie neurodegenerative o con problemi di depressione.
Alla luce di queste applicazioni a maglie sempre più larghe di una legge che nel 2015 ha permesso a ben
5.516 persone di
morire per mano dei medici (il
3,9% delle cause di morte nel Paese, un dato in continua e rapida crescita), la richiesta dei due ministri appare del tutto coerente, in qualche modo persino drammaticamente ovvia: una volta che la vita è considerata un bene disponibile, lasciata per la sua conclusione alla libera scelta di ciascuno, esposta alla conclusione anticipata per mano dello stesso Stato che dovrebbe tutelarla come un diritto inviolabile non soggetto ad alcuna limitazione anche se richiesta dal diretto interessato, perché non consentire il pieno accesso all’eutanasia?
E’ del tutto illogico che, varcata ormai ampiamente la soglia dell’intangibilità di un principio primo come la vita umana, il suo destino non sia più interesse pubblico ma un affare del tutto privato nel quale
lo Stato ha solo un dovere: non interferire. E
dare la morte, come gli è richiesto.
Nel vicino
Belgio poche settimane fa è stata praticata l’
eutanasia a un minorenne, una notizia che ha fatto riflettere sulla deriva del confronto sul fine vita. Ora ecco l’Olanda intenzionata a stabilire che la morte è un diritto al pari della vita. I parlamentari italiani, che stanno discutendo una delicatissima legge sul fine vita, considerino con attenzione questo dato di fatto: una volta aperto anche solo uno spiraglio alla morte per legge, l’esito finale è già scritto.