Vita

Intervista. «Nozze gay, si ponga freno all'ideologia dell'indifferenziato»

Paolo Ferrario venerdì 11 aprile 2014
Per il giudice di Grosseto, Paolo Cesare Ottati, che ha ordinato al Comune di trascrivere il “matrimonio” omosessuale contratto a New York, nel Codice civile «non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie» alle nozze. Professor Andrea Nicolussi, docente di Diritto civile all’Università Cattolica, è davvero così?Non è così, tanto è vero che nel 2010 la Corte costituzionale è stata interpellata per giudicare se fossero incostituzionali tutta una serie di norme del codice civile sul matrimonio proprio per il fatto di presupporre la differenza di sesso. Come è noto la Corte ha giudicato legittime costituzionalmente tali norme, in quanto il matrimonio tra uomo e donna corrisponde precisamente al modello dell’articolo 29 della nostra Costituzione. Nemmeno il riferimento alla Corte europea dei diritti dell’uomo è appropriato, perché la Corte europea ha ritenuto legittima la legge austriaca che prevede solo il matrimonio tra uomo e donna.Che scenari apre questa sentenza?Di per sé dovrebbe semplicemente preludere a un ricorso. Tuttavia bisogna ammettere che ormai la spinta verso una qualche forma di riconoscimento delle unioni omosessuali è molto forte. La stessa Corte costituzionale aveva indicato al Parlamento la possibilità di regolarle in modo differenziato rispetto al matrimonio.È vero che adesso le coppie gay sono equiparate a quelle eterosessuali?Ovviamente no, per quanto riguarda il nostro ordinamento, ma ci si dovrebbe interrogare su come porre un freno a quella sorta di ideologia dell’indifferenziato che sembra volere spazzare via i valori riconosciuti dalla Costituzione.Dopo questa sentenza le coppie gay potranno anche adottare figli?Questa è forse la questione cruciale. Il matrimonio, come risulta dal nome stesso, è stato pensato come una forma di solidarietà nel dono e nella cura della prole, quindi come unione generativa. L’adozione è un istituto di solidarietà verso un bambino abbandonato privo di una famiglia, cioè di un padre e di una madre.