Fondazione Don Gnocchi. «Nei bambini in cura da noi c'è un tesoro nascosto»
Non conta l’esperienza che si ha, perché lei ne ha un bel po’, eppure s’è quasi commossa: «Un bambino che avevamo seguito durante il suo percorso di crescita, che poi ho avuto occasione d’incontrare (aveva raggiunto ottimi obiettivi), cominciando una piccola attività professionale, mi ha restituito il senso di quello che facciamo», racconta Laura Iuvone, neuropsichiatra infantile, responsabile del Reparto di Riabilitazione dell’età evolutiva al «Centro Santa Maria della Pace» della Fondazione Don Gnocchi a Roma, il cui nuovo padiglione è stato appena inaugurato. Il senso di quel che fanno? « In molti casi non è la guarigione totale, ma lavorare perché, con le loro risorse, i bambini si adattino via via alle sfide che devono affrontare ogni giorno». Niente dubbi: «Non ho mai incontrato un bambino senza risorse ». Semmai «la maggiore difficoltà è aiutare i genitori a vederle». Appena fuori il Reparto ne sgambettano diversi, di piccoletti, che non arrivano a un metro d’altezza o lo superano appena, e aspettano tocchi a loro. È una bella giornata, le mamme sorridono, chiacchierano, hanno fatto amicizia, mentre dentro altri piccoli stanno per finire le terapie. Il Reparto è un fiore all’occhiello del Centro, qui vengono seguiti soprattutto bambini con disturbi del neurosviluppo, sarebbe a dire disabilità intellettive, gravi disturbi del linguaggio, paralisi cerebrali infantili, sindromi genetiche, disturbi dello spettro autistico. L’approccio è «basato sullo sviluppo globale del bambino e sulla partecipazione attiva dei genitori », spiega la responsabile, che «vengono coinvolti nella terapia». Il 75% dei piccoli pazienti è in età prescolare, e c’è una fascia dedicata al primo anno di vita. I numeri sono grandi. Il reparto accoglie circa trecento bimbi per attività riabilitative continuative e altrettanti per cicli brevi o valutazioni periodiche. Vi lavorano quattro neuropsichiatri infantili, psicologi, un consulente ortopedico e oltre trenta terapisti della riabilitazione con formazioni diverse che permettono di «avere obiettivi specifici e sempre a disposizione gli strumenti giusti». Il nuovo reparto ha spazi completamente «a misura di bambino» – continua Laura Iuvone –, che consentono anche di differenziare le attività che vi vengono svolte, a seconda delle età e dei diversi obiettivi». La cosa più difficile? « Andare alla ricerca delle risorse del bambino, perché noi possiamo lavorare su quelle – va avanti la responsabile –. I deficit possono essere affrontati riuscendo a individuare gli “spunti” sui quali costruire un percorso che poi abbia un significato». Perciò «la sfida più importante», specie nei casi più gravi, è «capire da dove dobbiamo partire». Dopo, una volta incamminatisi, salta anche spesso fuori un problema niente male: « Accompagnare i bambini nei contesti esterni». Tant’è che «non sempre le loro difficoltà vengono riconosciute», e lì «può essere difficile dare risposte». Ma non si arrendono: «Abbiamo bisogno di interlocutori esterni che ci permettano di far arrivare il bambino all’età adulta con la piena realizzazione delle sue potenzialità ». Per questo, ad esempio, «stiamo mettendo in piedi una rete con i servizi esterni». Insomma, non se lo nascondono, né lo nascondono: « Il nostro non è un lavoro facile – dice la Iuvone – e la frustrazione fa parte della nostra quotidianità». Così si cerca di «far muovere con gradualità il bambino nel suo percorso » e di «accompagnare anche i genitori ». A partire dalla prima fase, a volte difficile, e molto, certamente quella più delicata: quella che «corrisponde col momento diagnostico, nella quale i genitori sono comprensibilmente distrutti e spaventati», spiega la responsabile. A proposito di mamma e papà: « Abbiamo un progetto di lettura ad alta voce da parte proprio dei genitori, si chiama “Lepre”, cioè “Leggimi presto, leggimi con”, e ha vinto un finanziamento del Ministero dei Beni Culturali », perché «è l’unico che si rivolge ai bambini con difficoltà», racconta con orgoglio la neuropsichiatra. Che va oltre: « Abbiamo lavorato molto negli anni perché i genitori potessero godere della bellezza di condividere un libro e una lettura con i loro bambini, un grande arricchimento», sia per «lo sviluppo linguistico dei piccoli» sia «per l’interazione » con mamma e papà, ma anche «per la possibilità di affrontare alcuni momenti difficili della giornata». La video-intervista «Non esistono bambini senza risorse» è sul sito www.avvenire.it e sul nostro canale Youtube