La svolta. Müller: «Amoris laetitia» ortodossa. In linea con dottrina e tradizione
Gerhard Ludwig Muller in una foto d'archivio di Siciliani
Basta con le controversie su Amoris laetitia. Basta con gli attacchi al Papa. Basta con le affermazioni secondo cui l’Esortazione postsinodale, con le sue considerazioni a proposito della possibilità concessa di divorziati in nuova unione di accedere ai sacramenti, si porrebbe al di fuori della dottrina e della tradizione.
L’altolà arriva sorprendentemente dal cardinale Gerhard Ludwing Müller, a cui il primo luglio scorso il Papa non ha rinnovato l’incarico come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Da quel momento il porporato è stato trasformato, suo malgrado, nel capofila di un diffuso malcontento verso il pontificato di Francesco. Ora il nuovo testo su Amoris laetitia scombina i piani e ci dice con la chiarezza di argomentazioni ineccepibili che tra papa Bergoglio e il suo prefetto emerito non c’è alcuna divergenza dottrinale.
Müller ha accettato di scrivere un lungo saggio introduttivo al libro di Rocco Buttiglione, Risposte amichevoli ai critici di Amoris laetitia (Ares, pp. 208, euro 14) che sarà in vendita dal prossimo 10 novembre. Il titolo dell’intervento ne rivela pienamente obiettivi e contenuti: “Perché Amoris laetitia può e dev’essere intesa in senso ortodosso”. Esplicita la tesi fondamentale: «Amoris laetitia non implica nessuna svolta magisteriale verso un’etica della situazione e quindi nessuna contraddizione con l’enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II».
Müller dichiara in questo modo di rispondere anche ai Dubia a proposito dell’esistenza di norme morali assolute alle quali non si dà nessuna eccezione. E ancora: «È evidente che Amoris laetitia (artt. 300-305) non insegna e non propone di credere in modo vincolante che il cristiano in una condizione di peccato mortale attuale e abituale possa ricevere l’assoluzione e la Comunione senza pentirsi per i suoi peccati e senza formulare il proposito di non peccare più in contrasto con quanto dicono Familiaris consortio (art.84), Reconciliatio et Paenitentia (art.34) e Sacramentum Caritatis (art. 29)».
È possibile quindi cogliere – spiega il cardinale – una linea coerente tra l’Esortazione postsinodale di papa Francesco e i documenti magisteriali che in precedenza hanno affrontato lo stesso tema.
La dottrina quindi non cambia, anche se non bisogna cadere nell’errore, come ricorda san Tommaso, di pensare che l’atto di fede abbia il suo compimento finale nell’enunciato e non nel contenuto. Sbagliato quindi, ammette Müller in linea con Amoris laetitia, l’applicazione di dottrine dogmatiche alla situazione concreta di ogni uomo. Quindi anche dei divorziati risposati che desiderano tornare all’abbraccio con la Chiesa. Soprattutto di coloro che, in coscienza, siano convinti che il loro precedente legame non fosse valido come sacramento, mentre l’attuale unione «sia un autentico matrimonio davanti a Dio». In questi casi, spiega Müller: «è possibile che la tensione che qui si verifica tra status pubblico/oggettivo del “secondo” matrimonio e la colpa soggettiva possa aprire, nella condizioni descritte, la via al sacramento della penitenza e alla santa Comunione, passando attraverso un discernimento pastorale in foro interno».
E, qualche riga dopo a proposito della famigerata nota 351: «Se il secondo legame fosse valido davanti a Dio, i rapporti matrimoniali dei due partner non costituirebbero nessun peccato grave ma piuttosto una trasgressione contro l’ordine pubblico ecclesiastico, quindi un peccato lieve». Dubbi risolti, insomma, e la convinzione che le analisi approfondite di Rocco Buttiglione «aprono porte e costruiscono ponti verso i critici di Amoris laetitia e aiutano a superare i loro dubbi dall’interno». Un obiettivo per cui non servono «reciproci rimproveri e sospetti».