Milano. Nel Cav Mangiagalli la storia di chi non si rassegna
Quarant’anni fa veniva aperto il primo Centro di Aiuto alla Vita all’interno di un ospedale. Il 12 novembre del 1984 il Cav Mangiagalli di Milano iniziò la sua attività di ascolto e di aiuto alle donne in difficoltà per una gravidanza inattesa o indesiderata, grazie a un pugno di donne e uomini che credettero in un progetto in difesa della vita, permettendo così nei quarant’anni successivi a 26.512 bimbi di venire al mondo.
All’evento celebrativo che si è svolto nell’aula magna della clinica milanese il presidente Luigi Bonzi, marito di Paola, ispiratrice e guida del Cav fino alla sua scomparsa nel 2019, ha definito «coraggiose e generose» le tredici persone che hanno dato origine al Cav di via Commenda, «nell’intento di aiutare a costruire una società nuova, nella quale la vita dell’uomo sia rispettata, salvaguardata e protetta sin dal suo concepimento», come riporta l’articolo 1 dello statuto costitutivo.
«La storia del Cav Mangiagalli è qualcosa più di una data. È la storia del nostro Paese, di chi non si rassegna a un’ingiustizia», ha commentato Federica Picchi, sottosegretario a Sport e Giovani in Regione Lombardia. «Per me i nomi dei tredici fondatori sono nomi di eroi, dobbiamo trasmettere il loro impeto a più giovani possibili. Con le sue mamme il Cav porta avanti un bellissimo lavoro, molto concreto. A noi il compito di imparare questa concretezza e utilizzarla nel realizzare il nostro impegno culturale, per diffondere testimonianze di bellezza sulla vita nascente».
Tanti i protagonisti di questi quattro decenni del Cav presenti in sala, così come i messaggi video e scritti, inviati da chi non è riuscito a partecipare ma desiderava far arrivare i suoi auguri. Tra questi, una lettera di Marina Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita, che ha citato anche suo padre Carlo: «La difesa della vita nel seno materno esprime in forma davvero radicale una contestazione dell’attuale società strutturata sulle categorie dell’avere e del fare e suggerisce una progettualità nuova che vuole porre l’uomo al centro. Il concepito simboleggia in forma ultima ogni persona che non conta, ogni uomo che non ha voce. Ebbene, il Cav Mangiagalli è proprio espressione di questa rivoluzione culturale dell’accoglienza e della speranza».
I festeggiamenti sono proseguiti con la Messa nella cappella e si sono conclusi con l’esposizione di documenti storici, dal primo statuto ai primi articoli, e di storie di vita, raccontate da fotografie e da lettere di mamme e bambini. E un video celebrativo, che qui riproduciamo.