Bioetica. Maternità surrogata "reato universale", il 4 luglio la Camera vota la legge
L'aula della Camera
L’Aula della Camera voterà il 4 luglio sul disegno di legge che introduce il "reato universale" di maternità surrogata. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Nel calendario dell’Aula è l’ultimo dei punti che sono all’ordine del giorno della settimana, a partire da quel giorno.
La proposta di legge, avanzata da Fratelli d’Italia, consta di un solo articolo ed è finalizzata a sottoporre alla giurisdizione italiana le condotte compiute dal cittadino italiano, anche se in territorio estero, ascrivibili ai delitti di commercializzazione di gameti o di surrogazione di maternità. Il testo interviene, in particolare, su quanto disposto dall’articolo 12, comma 6, della legge numero 40 del 2004, sulla fecondazione medicalmente assistita che punisce con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila a un milione di euro «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità». A questa previsione ne viene ora aggiunta un’altra in base alla quale se i suddetti fatti «sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana».
La nuova norma punta quindi a evitare aggiramenti, rivelatisi anche piuttosto facili, del divieto in essere sul territorio italiano estendendo la sanzionabilità dei comportamenti anche se commessi all’estero, in Stati, evidentemente, in cui la pratica è consentita.
Dopo il via libera in Commissione Giustizia, il testo era approdato in Aula lo scorso 19 giugno, per la discussione generale. «L’auspicio ora - spiega la relatrice, e prima firmataria del provvedimento, Carolina Varchi, di Fdi - è che si possa procedere speditamente e, oltre alla compatta adesione della maggioranza, possano concretizzarsi le disponibilità e le aperture venute anche da settori delle opposizioni, nel corso del dibattito, dentro e fuori dall’Aula».
Il tema è sotto i riflettori anche per la questione, strettamente connessa, delle registrazioni in Italia dei figli nati all’estero e giunti in Italia nell’ambito di unioni Lgbt. Una questione che mette in contrapposizione le sorelle Mussolini. L’emendamento a favore della registrazione dei figli di ogni tipo di famiglia presentato da Alessandra Mussolini (Fi) all’Europarlamento non piace alla sorella Rachele, consigliera comunale a Roma con Fratelli d’Italia:«Conosco solo dagli organi di stampa - premette - le opinioni di mia sorella, cambiate, anche radicalmente su certi temi. Non entro nel merito. Personalmente sono assolutamente contraria all’utero in affitto, sebbene sia palese che i bambini tutti abbiano sempre gli stessi diritti. Nella vita tutti possono cambiare idea - conclude Rachele Mussolini - ma su temi come la maternità surrogata, su cui siamo davvero tutti allineati nel centrodestra, forse si dovrebbe porre domande sull'appartenenza a un partito, che potrebbe non essere più la sua comunità politica di riferimento».