Contro l'utero in affitto. Oscurato di nuovo il profilo Facebook di Marina Terragni
Marina Terragni
Nuovamente bloccata la pagina Facebook di Marina Terragni, giornalista e scrittrice, blogger femminista impegnata nella battaglia contro l'utero in affitto. Nel giugno 2016 un suo post fu segnalato come «omofobo», cancellato e il profilo bloccato per 24 ore, seguito però dalle scuse del social network.
Questa volta il black out si preanuncia più lungo, 72 ore. Il post segnalato non è recente; raccontava che ci sono lesbiche che preferiscono essere chiamate con un sostantivo assai più volgare. Parola che deve aver fatto scattare la segnalazione di un utente e il conseguente oscuramento da parte di Facebook.
Ora Marina Terragni denuncia pubblicamente la vicenda sul suo blog (che rimane attivo), ipotizzando un «dossieraggio» nei suoi confronti, visto che il post è stato pubblicato parecchio tempo fa. «Il blocco in queste ore è particolarmente grave perché mi impedirà di offrire un report del convegno di Se Non Ora Quando-Libere sull’utero in affitto, previsto per oggi pomeriggio alla Camera, e dell’incontro sul mio libro Temporary Mother-Utero in affitto e mercato dei figli, in programma per venerdì pomeriggio a Siracusa», scrive Terragni.
La blogger, esponente di punta del movimento che in Italia conduce una battaglia contro la maternità surrogata (è fondatrice di Rua, Rete contro l'utero in affitto), la settimana scorsa ha organizzato un incontro alla Casa dei diritti di Milano su questo tema.
Di polemiche se ne è tirate addosso parecchie, anche dal mondo omosessuale maschile, che invece per ovvi motivi è a favore della gestazione per altri. È stato anche creato un profilo Facebook falso (Marina Tertagni, ora non più attivo) che dileggiava le sue posizioni.
Ma le polemiche sono una cosa, la censura è un'altra: «Zittire è sempre e solo un sopruso, degradante per chi lo mette in atto. Altra cosa è un confronto aperto sugli argomenti, a cui sono sempre stata e continuo a essere disponibile», scrive.