Proposta di regolamentazione. Madri in affitto, avanzata silenziosa dei giuristi 'pro'
L'albergo di Kiev dove durante il lockdown sono stati parcheggiati i bambini nati da utero in affitto
Un gruppo di 22 giuristi può decidere – da solo – di regolamentare il commercio di vita umana, e anche comefarlo? La domanda non è bizzarra, se si pensa che dal 12 al 16 ottobre si è svolto il tavolo di lavoro della Conferenza dell’Aja sul diritto internazionale privato, alla quale oltre ottanta Paesi delegano la formulazione di protocolli per uniformare la legislazione dei Paesi membri su argomenti di peso, tra cui il più rilevante finora è stato la protezione dell’infanzia.
Ebbene, i 22 superesperti, in carica dal 2015 e fino al 2022, stanno lavorando sul tema del riconoscimento legale della filiazione. Un ampio capitolo del protocollo – che ieri abbiamo potuto consultare – riguarda la maternità surrogata. Nonostante il testo elaborato dichiari di non voler entrare nel merito della pratica della Gravidanza per altri (Gpa), nei fatti la si regolamenta nel dettaglio. Nel «superiore interesse dei bambini » si suggerisce infatti quali debbano essere i rapporti giuridici tra genitori intenzionali e madre surrogata (che si propone di rinominare in modo più neutro come 'donna surrogata'), e quali i passaggi giuridici di riconoscimento della filiazione, anche in Stati diversi da quelli di nascita del bambino.
È evidente che un tale protocollo, in fase avanzata di elaborazione, costituisce una gigantesca pietra d’inciampo per l’ampio fronte che chiede l’abolizione universale della Gpa. «Tra gli 86 Paesi aderenti alla Conferenza dell’Aia, quelli che riconoscono la maternità surrogata (commerciale e non) sono al massimo 10. Il testo elaborato è una subdola imposizione alla stragrande maggioranza dei Paesi che la vietano o comunque non la prevedono », commenta Francesca Marinaro, già parlamentare, membro dell’ufficio di presidenza della Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata (Ciams, 36 organizzazioni in 11 Paesi compresa l’Italia, con sede principale a Parigi). Un altro elemento critico è che «non c’è stato alcun dibattito pubblico e coinvolgimento delle istituzioni dei Paesi che aderiscono alla Conferenza», continua Marinaro, secondo la quale «sarebbe opportuno chiedere al ministro degli Esteri se è a conoscenza dei lavoro di questo gruppo». Da osservare che il ministro Di Maio si era detto contrario alla Gpa.
La campagna per l’abolizione globale dell’utero in affitto in nome della dignità della donna e del bambino deve affrontare dunque nuovi ostacoli. Internazionali, come si è visto, e anche interni: oggi un gruppo di associazioni (tra cui i radicali della Coscioni e l’Ufficio nuovi diritti Cgil) organizzano un presidio a Roma davanti alla Camera «a favore della Gestazione per altri non commerciale » e contro le proposte di legge Meloni-Carfagna che chiedono la punibilità della Gpa anche se un italiano vi ricorre all’estero.