Airc. Lo stile di vita che “allontana” il cancro
Sabato 27 gennaio la raccolta fondi Airc con le “arance della salute”
Adottando uno stile di vita salutare, fino al 40% dei nuovi casi di tumore è potenzialmente prevenibile o più curabile. È il messaggio che sabato 27 gennaio sarà diffuso da 20mila volontari della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, che nelle piazze di tutta Italia distribuiranno arance rosse, marmellata d’arancia e miele ai fiori d’arancio per l’iniziativa “Le arance della salute”: la raccolta fondi contribuirà a finanziare circa 6mila ricercatori, medici e scienziati.
Uno di loro è il professor Antonio Moschetta, 50 anni, ordinario di Medicina interna all’Università “Aldo Moro” di Bari, che guida un gruppo di 18 ricercatori e borsisti. «Il focus del progetto Airc riguarda il fegato, la centrale metabolica del nostro corpo a cui convergono e da cui partono nutrienti provenienti attraverso la dieta oppure sintetizzati dal nostro organismo. Ci occupiamo quindi di metabolismo del tumore, studiando quale benzina usa per crescere», precisa.
In Italia un adulto su 3 è esposto a fattori di rischio modificabili per lo sviluppo di un cancro: circa il 33% è in sovrappeso e il 10% obeso, il 31% è sedentario e il 24% fuma. Fra i bambini in età scolare, circa il 39% è in sovrappeso e, di questi, il 17% è obeso: numeri tra i più alti in Europa.
Tuttavia «lo stato di salute non deve essere di obesità addominale né di magrezza patologica», osserva Moschetta. Ma prima ancora di adottare una corretta alimentazione, «occorre monitorare alcuni biomarcatori importanti come il girovita: per l’uomo non deve superare i 94 cm, per la donna gli 82 cm. Chi supera i 105 cm ha un rischio doppio – rispetto a chi è nei limiti – di sviluppare un tumore nei 10 anni successivi. E questo è vero per alcuni tumori ma non per tutti, ad esempio per quelli nel tratto gastroenterico, a esofago, colon retto, fegato, ma anche a prostata e mammella. I soggetti obesi hanno il 20-25% di probabilità in meno di guarire entro 5 anni».
Oltre al girovita, «bisogna misurare glicemia e colesterolo tramite prelievi e fare controlli ecografici. Seguire una dieta mediterranea aumenta almeno del 10% le possibilità di sopravvivenza in caso di cancro», privilegiando «proteine vegetali a quelle animali», riducendo grassi e zuccheri: ma sono fondamentali anche «il movimento e orari dei pasti relazionati alla spesa energetica: un piatto di spaghetti mangiato alle 14 o alle 23 ha un effetto esponenzialmente diverso dal punto di vista energetico, pur essendo lo stesso piatto».
Infine, è necessario «ascoltare il corpo che ci parla se mangiamo cibi sconsigliati: maggiore meteorismo, stanchezza e astenia post prandiale, cefalea. Si può e si deve tornare indietro, per ammalarci meno dal punto di vista metabolico pre-tumorale e, se ci ammaliamo, per permettere ai farmaci di funzionare. Personalizzando il più possibile i percorsi di prevenzione».