Vita

Londra. L'Inghilterra si divide sul suicidio assistito

sabato 8 novembre 2014

Erano centinaia le persone che si sono riunite venerdì davanti alla Camera alta del Parlamento britannico dove i Lord sono chiamati a discutere, in un ulteriore passaggio legislativo conosciuto come «committee stage», la proposta di legge di Lord Falconer che vorrebbe vedere legalizzata nel Regno Unito il suicidio assistito. La protesta è contro un’iniziativa del tutto simile alla legge già vigente nello Stato americano dell’Oregon dove si prevede che ai medici sia garantito senza conseguenze penali di iniettare una dose letale di farmaci a un malato terminale consenziente e al quale non siano stati pronosticati più di sei mesi di vita. «Sono almeno 175 gli emendamenti che la Camera dei Lord deve discutere prima di arrivare a una decisione – dice Peter Saunders dell’associazione "Care not Killing" – ed è molto probabile che l’esame richiederà almeno altre tre sedute prima che il dibattito venga esaurito per proseguire alla Camera dei Comuni. Siamo ottimisti: l’opposizione a questa legge, nonostante le spinte della lobby pro-eutanasia, è molto forte, perché la nazione è cosciente del fatto che metterebbe a rischio la vita di una delle categorie più vulnerabili, i malati terminali, l’ultimo passo prima della legalizzazione dell’eutanasia». Ai fautori della nuova legge si contrappone un ampio fronte politico e sociale, del quale fa parte anche l’Associazione medica britannica, che chiede l’immediata modifica di una proposta di legge di cui si vedono chiaramente le possibili degenerazioni. Come primo passo, è stato approvato un emendamento che esige per ogni caso di possibile suicidio assistito un pronunciamento in sede giudiziaria. Il percorso della legge si prevede ancora lungo e combattuto.