Procreazione assistita. La Legge 40 torna alla Corte Costituzionale
La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita torna all'esame della Corte Costituzionale, su sollecitazione del Tribunale di Roma, prima sezione civile.La questione di costituzionalità riguarda gli articoli della legge che riservano l'accesso alle "tecniche" alle coppie non fertili e che proibiscono la diagnosi preimpianto sull'embrione. A rivolgersi al Tribunale di Roma è stata una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker, e il marito, che si sono visti negare da un Centro medico l'accesso alla procreazione assistita e di conseguenza anche la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla Legge 40. Non è la prima volta che la normativa viene attaccata sul punto dell'accesso alle "tecniche" da parte delle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche gravi, potenzialmente trasmissibili. Già nel 2010 il Tribunale di Salerno aveva ordinato l'esecuzione dell'indagine diagnostica preimpianto sugli embrioni creati in provetta dai gameti di una coppia e il trasferimento in utero di quelli che non presentavano mutazioni genetiche. Nel 2012, poi fu la Corte Europea dei diritti dell'uomo a intervenire, condannando l'Italia. Secondo i legali della coppia romana, Filomena Gallo e Angioletto Calandrini, da anni impegnati a "smontare" la legge 40, essa contrasta con la Costituzione nella parte in cui essa "garantisce a tutti i cittadini garanzie e tutele quali il diritto alla salute, all'autodeterminazione, al principio di uguaglianza".La vicenda da cui nasce il ricorso prende avvio qualche anno fa: la coppia attende un bimbo, che però con gli esami genetici risulta essere affetto dalla distrofia muscolare Becker. I due decidono di abortire, e successivamente si rivolgono al Centro tutela della salute della donna e del bambino Sant'Anna di Roma per accedere alla fecondazione artificiale con la selezione degli embrioni prodotti in vitro per essere sicuri di avere un figlio sano. La clinica a gennaio 2013 ha rifiutato il trattamento. I due allora hanno presentato ricorso al Tribunale di Roma, che ha passato la questione alla Consulta.
L'avvocato Gallo, che è anche segretario dell'Associazione Coscioni, la considera una prima vittoria, considerando che se la Corte Costituzionale darà ragione ai coniugi, cadrà "l'ultimo divieto ancora contenuto nella legge 40, che sarà definitivamente cancellata". Bel traguardo, se l'obiettivo è tornare al Far West preocreativo che esisteva prima della legge 40.
Nei fatti, l'8 aprile la Consulta è chiamata a pronunciarsi sul divieto di fecondazione eterologa e sul divieto di donazione degli embrioni alla ricerca, e ora dovrà mettere in calendario un'udienza anche per la questione dell'accesso alle coppie fertili.