Vita

Fecondazione. Eterologa, le Regioni e il puzzle dei costi

martedì 16 settembre 2014
Da una parte le critiche alla scelta controcorrente della Lombardia: via alla fecondazione eterologa, ma (visto che mancano i soldi e senza una legge non può rientrare nei Livelli essenziali di assistenza) le coppie dovranno pagarsela. Dall’altra gli annunci delle altre Regioni: via all’eterologa (da ieri anche in Umbria e Piemonte dopo Toscana, Liguria, Veneto, Marche, Friuli Venzia Giulia) e gratuitamente o con modesto ticket, ma chi paga e quanto ancora non si sa. Bisogna stabilirlo. Lo spinoso argomento probabilmente prenderà forma già oggi, a Roma, nel nuovo incontro tra tecnici del settore e delle Regioni fissato presso la sede della Regione Veneto.  Il gruppo tecnico interregionale avrà all’ordine del giorno «la valutazione, l’analisi e le proposte degli aspetti economici della procreazione medicalmente assistita». E sarà certo interessante capire come si muoveranno in questo caso le Regioni, a cominciare da quelle (come il Lazio, che pure oggi darà sulla carta il via all’eterologa) con la sanità commissariata.  Ieri è stato ancora il governatore della Lombardia a prendere la parola, difendendo la sua decisione dalla pioggia di attacchi arrivati persino dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia e dalla Cgil: «La nostra posizione è la più onesta. Non impediamo a nessuno di fare nulla, ma chiediamo al Parlamento di esprimersi. Fino ad allora la Lombardia preferisce spendere i soldi dei lombardi per aiutare gli anziani, i giovani, le famiglie». Proprio in Parlamento, d’altronde, è stata formalizzata in queste ore l’ennesima proposta di legge sull’argomento, targata Nuovo Centrodestra. L’Umbria ha invece optato per la gratuità assoluta del trattamento nel suo unico centro pubblico autorizzato (la Regione conta solo due strutture attrezzate, l’altra è privata). Ancora prudente il Piemonte invece, che ieri ha sì recepito le “linee guida” della Conferenza delle Regioni ma con prudenza: «Siamo cauti – parola dell’assessore alla Sanità, Antonio Saitta –, abbiamo deciso che ogni coppia sarà affiancata da uno psicologo». E prima che si cominci davvero bisognerà trovare donatori di gameti: «Serviranno almeno tre mesi».