Vita

LA SCHEDA. La morte cerebrale? È fuori dai “casi” previsti nel testo

venerdì 15 luglio 2011
Quando dare applicazione, nella pratica medica, alle Dichiarazioni anticipate di trattamento? La legge approvata dalla Camera risponde così (articolo 3, comma 6): solo nel momento in cui ci sarà «accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale». Un’indicazione per cui alcuni rianimatori e anestesisti hanno chiesto un chiarimento, in particolare circa la differenza tra questo stato e quello di morte cerebrale (cioè il protocollo in vigore per il prelievo di organi). E su cui alcuni media hanno innescato un equivoco. In realtà – e bene lo ha spiegato il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt) Alessandro Nanni Costa – nella legge si parla di assenza di attività cerebrale integrativa e non di assenza di attività cerebrale totale, come richiesto nel caso del protocollo per il prelievo di organi. I soggetti cui si fa riferimento per l’applicazione delle Dat hanno temperatura corporea, alternano il sonno alla veglia, respirano spontaneamente e non presentano un elettroencefalogramma piatto. Sono cioè dei soggetti vivi ma nei quali non c’è più integrazione tra le funzioni cerebrali corticali e subcorticali. Dunque siamo lontanissimi dalla condizione di morte cerebrale che rende possibile il prelievo di organi, ovvero la condizione di assenza totale di attività cerebrale. Le Dat, insomma sono applicabili a persone in stato vegetativo. E cioè soggetti vivi.