Oderzo. «Azzurra come Gianna Beretta Molla: una voce che ci parla nel profondo»
«Ciò che mi ha profondamente colpito nella vicenda di Azzurra Carnelos è il fatto che sia morta a 33 anni, a pochi giorni dal suo compleanno. Per un battezzato si tratta di un’età non solo simbolica, ma iscritta nel profondo dell’identità affettiva».
Don Maurizio Gagliardini, presidente dell’Associazione difendere la vita con Maria, riflette sulla recente morte della ragazza di Oderzo (Treviso) – una notizia che ha scosso gli italiani – la quale, affetta da un tumore al seno, aveva interrotto le terapie perché non le impedissero di diventare mamma. «Un evento simile fa emergere in chiunque abbia una minima memoria cristiana le parole vivissime di san Paolo: per me vivere è Cristo e morire un guadagno. Nel suo profondo, Azzurra era certamente illuminata da questo messaggio, insieme ad altre due parole fortemente motivanti: sale della terra e luce del mondo, pronunciate da Gesù sulla montagna».
Da oltre vent’anni don Gagliardini si occupa di dare sepoltura ai bambini non nati, a quei feti cioè che senza la pietà cristiana verrebbero destinati allo smaltimento dei rifiuti speciali. «Accanto alla forte emozione che ha raggiunto attraverso i mezzi di comunicazione – prosegue nel suo ragionamento –, questa vicenda di eroica generosità fa emergere pure il contesto sociale del momento che stiamo vivendo, dove la discussione ribalta il diritto alla vita, sostenendo che la vera idea di progresso sia la possibilità di sopprimere il concepito, pensando così di offrire un vantaggio all’autodeterminazione della donna. Allora si impone un appello a ciascun papà e a ciascuna mamma di buona volontà perché scelgano la strada alta del bene come tutela della vita, senza compromessi e senza cedere all’illusione che una cultura di morte possa offrire un orizzonte sereno».
L’Associazione difendere la vita con Maria sta lavorando affinché a Pontenuovo di Magenta la casa di famiglia di santa Gianna Beretta Molla diventi sede di un osservatorio internazionale dedicato alla medicina perinatale, i cui progressi consentono oggi la diagnosi e la cura in grembo di malattie un tempo ritenute incompatibili con la vita e affinché ogni nascituro possa ricevere tutta l’assistenza di cui ha bisogno. «Le figure dei santi, come nella contemplazione della vetrata di una cattedrale, si affacciano luminose sul nostro quotidiano affannato. Sono loro che ci indicano la direzione e come non pensare all’esempio di santa Gianna, con il suo messaggio diventato subito universale grazie all’annuncio all’Angelus di san Paolo VI quando per la prima volta ne parlò, forse senza immaginare l’eco che avrebbe suscitato in tutto il mondo. E a essa si affiancano altri esempi luminosi, come quelli di Maria Cristina Cella Mocellin, Chiara Corbella Petrillo e tante altre in Italia e nel mondo».
Da ultimo, don Gagliardini sottolinea la parola del vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo: «Quella scritta da Azzurra è una vera e propria pagina del Vangelo, dove ciascuno può ritrovare un angolo per sé, un volto a cui somigliare, un gesto per sostenere, un’intuizione per immaginare la felicità nel proprio futuro. Perché si ha solo ciò che si dà. Infatti, c’è più gioia nel dare che nel ricevere».