Vita

La Giornata. Ipertensione, ne basta poca per fare danni. Come riconoscerla e prevenirla

Costanza Oliva venerdì 17 maggio 2024

Killer silenzioso: è così che viene definita l’ipertensione. La mancanza di sintomi evidenti fa sì che solo la metà delle persone che hanno la pressione alta ne siano consapevoli. «Ma è importante sapere che la pressione per fare dei guai non deve essere particolarmente elevata – spiega Maria Lorenza Muiesan, presidentessa della Società italiana dell’Ipertensione arteriosa (Siia) –. Basta anche un incremento modesto, ma che si mantiene a lungo nel tempo, perché silenziosamente provochi danni a carico del cuore, rene, vasi grandi e piccoli, e cervello».

Anche per questo da 20 anni il 17 maggio viene celebrata la Giornata mondiale dell’ipertensione. Un’occasione per conoscere meglio questo disturbo e provare a prevenirlo. I 120 centri e ambulatori accreditati dalla Siia che parteciperanno alla iniziativa si rendono disponibili durante la Giornata a misurare gratuitamente la pressione arteriosa e a rispondere alle domande e ai dubbi dei cittadini.

«Il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% dei soggetti ha valori borderline», spiega Muiesan.
L’ipertensione arteriosa ha origine dall’effetto combinato di fattori genetici ereditari e di fattori ambientali. Ma la maggior parte dei casi è dovuta ad abitudini di vita non corrette. «In primis è importante avere una dieta sana. Mangiare frutta, verdura, proteine vegetali e non eccedere con il sale: non più di un cucchiaino da tè al giorno». La professoressa raccomanda poi di non fumare e non eccedere con l’alcol, soprattutto grandi quantità in una sola volta. «E bisogna fare esercizio fisico: 30 minuti al giorno per almeno 5 giorni la settimana. Corsa, nuoto, bicicletta, ma anche solo camminare a passo svelto».

L’ipertensione arteriosa è la più importante causa di malattie cardiovascolari, come l’infarto, l’ictus, lo scompenso cardiaco, e contribuisce allo sviluppo di insufficienza renale cronica. «A oggi abbiamo a disposizione almeno cinque classi di farmaci che si sono dimostrati efficaci non solo nel ridurre i valori di pressione arteriosa ma anche nel prevenire le conseguenze dei danni – spiega Muiesan –. Quando non bastano ci sono anche altre possibilità: ad esempio la denervazione renale, una procedura che si fa con un cateterismo delle arterie renali in cui si danneggiano le fibre del sistema nervoso simpatico che arrivano e partono dal rene. Non elimina l’uso dei farmaci, però migliora il controllo pressorio».

Sono i frutti di anni di ricerca in cui si è sempre distinta la Società italiana dell’Ipertensione arteriosa. È stata fondata nel 1983 ma le sue radici affondano nel Gruppo di studio nato esattamente sessant’anni fa, nel 1964. «Quel gruppo iniziale me lo ricordo bene – sorride la professoressa Muiesan – perché uno dei fondatori era mio padre». All'inizio erano poche persone, poco più di una ventina, mentre oggi la Società conta più di 500 soci. «Il gruppo nacque perché alcuni professionisti avevano capito che l’importanza dell’ipertensione, che è il fattore di rischio cardiovascolare più frequente in tutta la popolazione, e l’importanza di studiare il danno d’organo di cui allora non si sapeva nulla».

La professoressa Muiesan ricorda che le riunioni avvenivano nelle aule universitarie, ma le torna in mente soprattutto l’energia che animava il gruppo: «C’è sempre stato molto entusiasmo, un grande desiderio di collaborare, e questo ha creato un clima che dai fondatori si è poi trasmesso ai loro allievi, e noi speriamo di trasmetterlo ai giovani, che sono fondamentali». Missione che sembrerebbe essere stata raggiunta. «Ora c’è un gruppo appassionato di giovani molto attivi. Abbiamo appena pubblicato una loro ricerca che può apparire un po’ banale ma è molto utile: le persone si misurano bene la pressione a casa?». La risposta è no, nella maggior parte dei casi. Proprio per questo, la Società ha anche pubblicato una scheda per spiegare passo dopo passo tutto ciò che è importante conoscere.