Gentile direttore, è sabato mattina e leggo sul blog di Grillo che i portavoce pentastellati in Parlamento voteranno con libertà di coscienza sul ddl Cirinnà, anche se emendato, perché nelle votazioni sul blog dell’ottobre 2014 riguardanti le unioni civili non era inserita la spinosa questione della
stepchild adoption e inoltre per le numerose email che sono arrivate al blog e ai portavoce da parte di elettori e iscritti al Movimento. Come “molesto” frequentemente “Avvenire” con le mie numerose e-mail – di questo le chiedo con l’occasione scusa e ringrazio della pazienza – così faccio (anzi, in questo caso, facciamo, perché moltissimi elettori del M5S, cattolici e no, si sono fatti sentire) con il blog di Grillo e i portavoce del M5S in Parlamento. Ne deduco che, evidentemente, scrivere serve a qualcosa... Cordiali saluti.
Marina Capri Castiglione del Lago (Pg) Lei, gentile e cara signora Capri, mi chiede scusa per le diverse (e sempre interessanti) lettere che mi invia, io faccio altrettanto per aver selezionato dalla sua ultima e appassionata email solamente la prima parte. Ma il tema che propone in queste righe – in sostanza, quello della cittadinanza attiva da parte di noi tutti e dell’ascolto responsabile della voce dei concittadini da parte di leader politici e di rappresentanti in Parlamento (e nelle altre assemblee elettive) – è di estrema attualità e mi sta molto a cuore. Come sa, da lettrice attenta qual è, lo ritengo anch’io decisivo per la qualità della nostra democrazia nel tempo che viviamo. Proprio per questo – senza nascondere, se e quando lo reputo necessario, un diverso parere – stimo tutte le forme di partecipazione, quelle attraverso il web, sul tipo che caratterizza il Movimento 5 Stelle, e quelle che portano a grandi mobilitazioni popolari, sul tipo della manifestazione del 30 gennaio al Circo Massimo. E cerco sempre di capire che cosa viene detto al di là degli slogan a effetto, quale direzione positiva si indichi per la nostra comunità civile. Si figuri, poi, se non sono d’accordo sul fatto che «scrivere serve a qualcosa...». Se non lo credessi fermamente, non avrei neanche iniziato sulle pagine del nostro giornale un intenso lavoro di documentazione e un lungo dialogo attorno alle questioni fondamentali toccate dall’intenzione di regolare come «unioni civili» le convivenze tra persone dello stesso sesso. Un cordiale grazie, dunque, gentile amica lettrice (ed elettrice), per il suo impegno così deciso e incalzante. Quanto alla decisione di Beppe Grillo di riconoscere il primato della coscienza dei parlamentari del M5S sul cosiddetto ddl Cirinnà, la giudico opportuna e molto importante. Credo infatti che la grande questione del preteso diritto al figlio e sul figlio e, dunque, del possibile (e purtroppo in crescita) ricorso alla pratica dell’«utero in affitto» e del commercio di gameti umani per “produrre” un bambino secondo il proprio desiderio ci interpelli davvero tutti in modo profondo. E quando dico tutti intendo davvero tutti: a partire da tante persone omosessuali (lo dico a ragion veduta, per lettere e testimonianze private che ho ricevuto e di cui sono grato). Penso perciò che debba essere messo a fuoco senza leggerezze e fuori da luoghi comuni (sia “buonisti” sia “cattivisti”) il nodo della genitorialità e del superiore interesse del bambino. E mi auguro che finalmente si smetta di dissimulare e persino di cercare di negare che la stepchild adoption – che è parte cruciale della regolazione simil-matrimoniale delle «unioni civili» – in altri Paesi ha già aperto la porta alla legittimazione della gravidanza surrogata e all’affermazione di “diritti” che, come non ci stanchiamo di sottolineare, tendono a cosificare madri, figli e anche padri. Constato inoltre che il nuovo, più aperto e consapevole atteggiamento dei pentastellati, il forte dibattito che è acceso da mesi nel Pd (partito di maggioranza relativa), le posizioni già emerse e le riflessioni in corso nelle diverse forze di centrodestra, confermano quanto sia stata precipitosa e sbagliata la decisione di portare nell’aula del Senato, troncando il lavoro in Commissione, un testo pieno di ambiguità, di forzature e di evidenti errori. Si può ancora emendarlo efficacemente, quel ddl, a cominciare – insisto – dallo stralcio di tutta la parte relativa alle adozioni (che merita una riflessione specifica e accuratissima). L’ideale sarebbe farlo riportando per un po’ il lavoro di Commissione. Faccio fatica a credere che ci sarà l’umiltà necessaria per tale passo, ma sarei felice di essere sorpreso da un gesto di responsabilità che per di più “svuoterebbe” il serio e delicato contenzioso che un gruppo di senatori ha portato davanti alla Corte costituzionale. In ogni caso, intervenire con saggezza ed equilibrio è sempre possibile soprattutto ora che in Parlamento la libertà di voto è finalmente scontata per tutti. A patto che si comprenda bene la posta in gioco. Solo nella chiarezza più piena, nella distinzione vera tra matrimonio ex art. 29 della Costituzione e unioni ex art. 2, nell’ascolto laico del “sentimento” del nostro Paese che – in coscienza e secondo buon diritto – si potrà dare “a ciascuno il suo” e non commettere ingiustizia verso i più deboli. Marco Tarquinio