Bioetica. L'appello laico di Jacques Testart: giù le mani dall'uomo
«Il transumanesimo è il più grande pericolo che si staglia davanti a noi. Ci saranno fiaschi a livello tecnico e certe previsioni sono molto esagerate, ma si vuole comunque giungere a lasciare tracce indelebili a livello biologico e sociale». L’allarme giunge dal biologo e saggista Jacques Testart, divenuto celebre in Francia come "padre" scientifico della prima bambina transalpina nata da fecondazione in vitro, nel 1982. «Uomo di sinistra ed ateo» molto impegnato nel dibattito civile, ha appena pubblicato il volume autobiografico Sogni di un ricercatore solidale e il breve testo-manifesto Subordinare le tecnoscienze all’etica, assieme all’economista Geneviève Azam e al filosofo Dominique Bourg.
Lei afferma che la ricerca di nuovi saperi si trasforma in "saper fare" al servizio del mercato. Cosa intende?
Il mercato interviene nelle attuali tecniche di biologia e genetica, come Crispr-Cas9, perché i ricercatori devono produrre progetti di ricerca che rispondono alla crescita e allo sviluppo economico. La ricerca pubblica assume le regole di quella privata, scadendo in circuiti totalmente mercantili.
Lei invoca un controllo democratico e civile su queste ricerche. Vede rischi?
Sì, soprattutto nel caso delle tecniche che convergono verso il transumanesimo, questo ritorno del sogno-incubo dell’immortalità. Vi sono tanti altri ambiti rischiosi, come gli Ogm o il nucleare, ma ciò che minaccia davvero l’umanità nella sua essenza è la volontà di ucciderla attraverso il transumanesimo. Può davvero apparire come un suicidio dell’umanità. Negli Stati Uniti la Silicon Valley lavora sul transumanesimo rivendicandolo persino fieramente e ottenendo fiumi di denaro pubblico e privato. In Europa tutto resta molto più felpato. Quando si chiede alla gente, tutti pensano che si tratti di fantascienza. E persino nei laboratori, molti ricercatori non si rendono conto di partecipare a questo progetto complessivo. Il transumanesimo avanza in fretta, ma in modo mascherato.
Teme dunque che la società civile possa restare passiva?
Sono pessimista soprattutto verso i politici, che dovrebbero prendere sul serio questi temi. Le faccio un esempio. Un mese fa è apparso un articolo scientifico che mostra che ora si è capaci di fabbricare gameti di topo a partire da altre cellule qualunque di topi adulti come quelle della pelle. Come biologo considero tutto ciò vertiginoso. La scarsità degli ovociti rappresentava finora una barriera a derive pericolose. Ma se si riuscisse un giorno a fabbricare ovuli umani a migliaia non ci sarebbero più limiti, soprattutto alla selezione dell’umano a livello embrionale, con le diagnosi pre-impianto. Finora quando si è voluto fare eugenismo la portata è stata contenuta perché gli embrioni sono limitati. Ma con migliaia di embrioni disponibili per effettuare cernite genetiche gli effetti sarebbero colossali. In Europa quasi nessuno parla di questo.
L’eugenetica sta di nuovo avanzando?
Penso di sì, ma con forme nuove rispetto al passato. Dopo quel che s’è visto durante la seconda guerra mondiale non si possono più far soffrire gli individui o designare gruppi specifici come bersagli. Ci sono precauzioni etiche. Ma dal momento che una certa forma nuova di eugenismo sembra richiesta da una parte della popolazione non si vedono più le ragioni per opporvisi. Se si possono selezionare i bambini ufficialmente a fin di bene, cadono tante precauzioni e remore.
La vita è nel mirino dei brevetti...
Negli Stati Uniti ci sono già brevetti sui viventi, mentre in Europa la situazione resta più confusa. Ma dappertutto le pressioni economiche sono forti e stanno già orientando le ricerche. Rispetto a queste forze i freni bioetici possono sembrare talvolta una decorazione dagli effetti temporanei.
Lei scrive che «la scienza senza buon senso è solo una perdita di tempo». Nel mondo scientifico sono in tanti a pensarlo?
Temo che in campi come la genetica la grande specializzazione ormai induca la maggioranza dei ricercatori a sollevare pochi dubbi su ciò che fanno. In genere si limitano a criticare altri campi. Un genetista, ad esempio, è pronto a criticare l’industria nucleare assai più che il proprio ambito. Pochi elaborano una visione d’insieme sulla tecno-scienza, divenuta una minaccia universale. Ho invece molta più fiducia nella democrazia e nella sensibilità dei semplici cittadini verso il bene comune. Per questo propongo una serie di conferenze civiche per esprimere pareri su tali questioni.
In Europa è ormai scontro aperto sull’utero in affitto. Qual è la sua posizione?
Sono assolutamente contrario. Questa pratica assomiglia a una nuova forma di colonialismo. È lo sfruttamento del corpo di una donna da parte di altri. Il giorno in cui fossero i ricchi a portare in grembo i bambini dei miserabili potrei cominciare a credere che c’è forse una forma di altruismo... Per me è desolante constatare che alcuni esponenti della sinistra, che politicamente considero vicini su varie questioni, non si rendano più conto dello sfruttamento sociale dietro questa pratica.