Giornata mondiale. Includere le persone con sindrome di Down, non ci sono scuse
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Il 21 marzo la Giornata mondiale con una campagna che smonta i pretesti «ridicoli» ancora diffusi per emarginare Sono molteplici le forme di esclusione e discriminazione che subiscono le persone con sindrome di Down (Sd). «Con noi, non al nostro posto» è lo slogan lanciato per la Giornata mondiale della sindrome di Down (World Down Syndrome Day, Wdsd), che ricorre ogni 21 marzo (21 come il cromosoma di cui queste persone hanno 3 copie, come marzo è il terzo mese dell’anno) da Down Syndrome International (DSi), la rete di associazioni che cura la promozione di iniziative sotto l’egida delle Nazioni Unite, che nel dicembre 2011 avviarono la ricorrenza. Due conferenze sono previste nelle sedi Onu: a Ginevra già da lunedì 20 per dibattere del diritto a una comunicazione di facile comprensione, e martedì 21 a New York per discutere del diritto alla capacità giuridica delle persone con Sd. In Italia le due maggiori aggregazioni di associazioni, CoorDown e Aipd (Associazione italiana persone Down), declinano il tema della giornata con altrettanti video: «Scuse ridicole per non essere inclusivi» (a cura di Luca Lorenzini e Luca Pannese) e «Insieme a noi, non al posto nostro» (con Lillo redarguito da Francesco, giovane di 21 anni con Sd). Da parte sua anche Pro Vita & Famiglia rilancia la sua campagna per il primo diritto inclusivo, quello alla vita: «Facciamoli nascere, #stopaborto» è lo slogan dei manifesti affissi a Roma e in diverse altre città. La Giornata mondiale cade a pochi giorni dalla premiazione della notte degli Oscar, in cui per la prima volta è salito sul palco dei vincitori un attore con sindrome di Down, il 31enne irlandese James Martin. Un evento storico, ma che non risolve i problemi di tutte le persone con Sd nel mondo. «Parli sempre te!» è l’obiezione che Francesco muove a Lillo, che interviene nel video di Aipd per “difendere” i diritti delle persone con Sd ma, appunto, non lo lascia parlare. E in vista della giornata del 21, già domenica 19 marzo in molte piazze italiane (il calendario è disponibile sul sito www.aipd.it, ed è in continuo aggiornamento) saranno organizzati dei flash mob in cui, dotati di fischietto, le persone balleranno per sensibilizzare sui diritti delle persone con Sd, in particolare appunto quello all’autodeterminazione. CoorDown ha realizzato un video nei quali vengono rappresentate alcune situazioni in cui le persone con sindrome di Down sono state escluse da attività cui avevano diritto, con “scuse ridicole”: dalla scuola non preparata per portare in gita un ragazzino, al giovane per il quale nel corso di judo c’è spazio solo quando deve andare a scuola, dalla bambina non accolta al campo estivo perché c’è già un altro di “quei bambini” alla ragazza esclusa da un incontro perché non ci sono più sedie, fino al giovane non ammesso al corso di teatro perché le iscrizioni si sono chiuse... dieci minuti prima. Si tratta, avverte CoorDown di situazioni realmente avvenute e scuse realmente avanzate per rifiutare l’accoglienza di persone con sindrome di Down. La campagna è stata lanciata anche su TikTok, dove sono presenti anche molti altri brevi video che testimoniano altre “scuse ridicole”. «L’aborto oltre la 12ª settimana – osserva Maria Rachele Ruiu, componente del direttivo di Pro Vita & Famiglia – è vietato a meno che al figlio non sia rilevata la presenza della sindrome di Down». «È evidentemente inquietante – aggiunge – una società che con una mano celebra la Giornata di queste persone e con l’altra invita le mamme a eliminarli». Anche in televisione, nel programma “O anche no”, sarà trasmesso un documentario sull’inclusione sociale delle persone con sindrome di Down: andrà in onda domenica 19 alle 10.15 e lunedì 20 all’1.05 su Rai 3. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un’immagine per la Giornata 2023