Vita

Idee. L’aborto, Baldovino e la coscienza dei politici

Marina Casini * venerdì 4 ottobre 2024

Re Baldovino del Belgio con la regina Fabiola

l raccoglimento di papa Francesco in preghiera sulla tomba di re Baldovino merita un’attenta riflessione. Un gesto eloquente e profondamente simbolico sia in sé, sia per il momento che lo ha preceduto, sia per le parole che lo hanno seguito, sia perché avvenuto nella “Giornata internazionale dell’aborto sicuro”. Per comprenderne la portata bisogna ricordare il rifiuto di re Baldovino di firmare la legge sull’aborto. Fu una scelta forte, coraggiosa, coerente, esemplare. Ebbe la piena condivisione della moglie Fabiola – che accettò di sostenerlo «anche a costo di fare i mendicanti» – ma un pressante contrasto da parte dell’entourage di corte e ministri. «L’aborto mai!», disse a chi cercava di persuaderlo. Questa situazione gli procurò comunque sofferenza, resa più acuta anche da chi lo guidava spiritualmente, ma lo lasciò libero di testimoniare secondo coscienza. Ricordando il tormento di quei giorni, scriverà: «Mi sono imbarcato solo, con la mia coscienza e Dio. Se non l’avessi fatto, mi sarei sentito tutta la vita colpevole di aver tradito il Signore». Il cardinale Danneels pronunciando l’omelia esequiale elogiò per la sua «carità politica» un uomo che «ha sempre voluto servire la verità ed ha sofferto per il suo popolo». Poi proseguì: «Verrà un giorno che la straordinaria dimensione di re Baldovino verrà rivelata. E allora il mondo scoprirà quanto sia stato giusto. Abbiamo perso un re, ma Dio ci ha donato un intercessore. Maestà, pregate per noi».

San Giovanni Paolo II, durante la recita del Regina Coeli del 4 giugno 1995, a due anni dalla morte di Baldovino, rese grazie a Dio per questo «difensore dei diritti di Dio e dell’uomo, in particolare del diritto alla vita del nascituro. [...] Che grande esempio ci ha lasciato! Che grande esempio ha lasciato ai suoi concittadini!». Per inciso: un esempio che getta fitte ombre su quelle firme democristiane che coronano la legge 194, giustificate esplicitamente come “atto dovuto” e implicitamente – è assai probabile - con la “ragion politica”.

Perché dunque l’eloquenza del gesto di papa Francesco? Il gesto è già in sé forte e chiaro: la vita umana è un bene prezioso sin dal momento del concepimento, il diritto alla vita è il fondamento di una società civile e questione politica centrale; è un esempio per tutti coloro che coraggiosamente vanno controcorrente per difendere e promuovere la vita umana. La Chiesa è sempre dalla parte dei più fragili e scartati come sono i bambini non ancora nati.

Ma il gesto si illumina anche per ciò che è avvenuto poco prima e poco dopo a Bruxelles. Poco prima: papa Francesco ha fatto colazione con i poveri. E chi è il più povero dei poveri? Santa Madre Teresa lo scrisse in una lettera del 31 maggio 1992 al Movimento per la Vita: sono i bimbi non nati. Non c’è dunque discontinuità nell’amore per ogni uomo e tutto si tiene; non hanno senso le etichettature “destra” e “sinistra”, “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”. Poco dopo: papa Francesco ha elogiato il coraggio di Baldovino, quando scelse di «lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida» e ha esortato i belgi a guardare a lui in questo momento in cui si fanno strada «leggi criminali», auspicando che «proceda la sua causa di beatificazione». I gesti e le parole del Papa, che più limpidi non potevano essere, sono giunti nel giorno in cui in molti Paesi si manifestava a favore dell’”aborto sicuro”. Quanta potenza nell’“incontro” tra Baldovino e Francesco! E quanta forza in quel ripetere durante il viaggio di ritorno: «Un aborto è un omicidio», «si uccide un essere umano», «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari». A chi ha reagito invocando il rispetto della legge per scrollarsi di dosso l’appellativo di sicario bisognerebbe ricordare che a quello stesso “rispetto” fecero riferimento gli imputati al processo di Norimberga.

Le parole senza sconti del Papa svelano giustamente la realtà per quello che è, ma non esprimono un giudizio di condanna verso le persone, soprattutto verso le donne, vittime insieme ai loro figli non nati. Papa Francesco più volte ha chiesto vicinanza per le donne in difficoltà per una gravidanza difficile o inattesa, e misericordia per quelle che hanno fatto ricorso all’aborto. Le parole di Francesco, unite alla preghiera sulla tomba di Baldovino, esprimono piuttosto un severo giudizio sulle leggi e sulla cultura che non solo permette l’aborto ma lo presenta come “diritto” e “conquista”; nello stesso tempo sono di grande incoraggiamento tutte le persone – e sono tante – che vogliono costruire la civiltà della verità e dell’amore.

Infine, una considerazione per chi lega il rifiuto di Baldovino a un atto di fede. Non vi è dubbio che il re belga fosse un fervido credente e praticante, ma il suo fu un gesto assolutamente “laico”. Lo spiegò molto bene Carlo Casini proprio sulle pagine di Avvenire (“Un Re determinato dalla fede e perciò capace di gesti laici”, in Avvenire, 5 agosto 1993): la laicità «nella sua essenza implica la possibilità di tutti gli uomini, indipendentemente dalla diversità di fede, di lavorare insieme in costruttiva collaborazione. Ma non si può lavorare insieme se non vi è una direzione, per quanto generale, comune, e non vi sono strumenti comuni di lavoro. Il valore dell’uomo non può che essere il fine, e la ragione lo strumento. Questo è il contenuto positivo della laicità, e corrisponde del resto alle sue origini culturali e alle sue più mature espressioni che sono le dichiarazioni attuali dei diritti dell’uomo. In tale ottica accettare l’uccisione dell’uomo rifiutando l’uso della ragione per ignorarne l’esistenza e il valore è il punto di arrivo della corruzione della laicità. Perciò il gesto di Baldovino, certamente sostenuto dal coraggio e dalla determinazione dell’uomo di fede, è esemplare anche come gesto laico».
* Presidente Movimento per la Vita italiano

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