Il caso. Tornano a crescere gli aborti delle minorenni (e quelli clandestini)
Mentre si discute sul “diritto all’aborto”, leggere l’ultima “Relazione sullo stato di attuazione della legge concernente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza” del Ministero della Giustizia non può che preoccupare. Nel 2022, ultimo anno disponibile, sono tornati a crescere sia i procedimenti penali per interruzioni di gravidanza illegali, gli “aborti clandestini”, sia le interruzioni di gravidanza di minorenni autorizzate dal giudice tutelare.
I numeri sono ancora piccoli ma la crescita è stata rispettivamente del 33,3% e del 13,2%. Mai successo. I dati, infatti, sono sempre stati in diminuzione. E crescono soprattutto i casi che riguardano immigrate e donne del Sud che per la prima volta superano quelle del Nord per quanto riguarda le illegalità. Nel corso del 2022 sono stati iscritti presso le Procure 72 nuovi procedimenti per le varie violazioni delle norme sull’interruzione di gravidanza. Un aumento di 18 casi rispetto ai 54 del 2021 quando si erano quasi dimezzati rispetto al 2019 quando erano stati 103. La novità è che più della metà, esattamente il 51,4%, riguardano il Sud, che non era mai andato oltre il 35-38%. La percentuale più alta era stata sempre al Nord, spesso oltre il 50%, che però nel 2022 si è fermata al 25%. In testa troviamo Napoli con 28 casi su 37 (solo 7 nel 2021).
Salgono anche, per tutti i reati, le persone coinvolte, 102 rispetto alle 87 del 2021, mentre negli anni precedenti erano state tra 200 e 300. Il 66,7% sono italiane, il 33,3% straniere, la percentuale più alta di sempre, ma, si legge nella Relazione «tale incidenza è sempre risultata molto elevata, soprattutto se si considera che la popolazione straniera residente in Italia costituisce solo l’8,5% dell’intera popolazione residente». E la percentuale raggiunge addirittura il 65,6% per i delitti di tipo doloso, i più gravi. Anche questo un record negativo. Probabilmente legato al mondo della prostituzione e dello sfruttamento lavorativo, aborti per poter continuare a lavorare, ma anche di alcuni gruppi etnici particolarmente chiusi.
Le richieste rivolte al giudice tutelare da parte di donne minorenni per ottenere l’autorizzazione all’Ivg, nei casi in cui sia mancato l’assenso delle persone che esercitano la responsabilità genitoriale o la tutela su di esse, sono risultate in numero pressoché stazionario fino al 2007 con una media annua di circa 1.300, poi continuamente decrescente fino al 2020 con 301 richieste, e quindi nuovamente crescente nel biennio 2021-2022 con 348 e 394 richieste. Fino al 2005 venivano rilevate, e analizzate, l’età e il luogo di nascita della minorenne, la persona eventualmente consultata dalla minorenne e i motivi di non consultazione, i motivi addotti dalla minorenne all’aborto.
Le poche informazioni rimaste sono solo quelle relative alla distribuzione geografica delle interruzioni di gravidanza delle minorenni. Con la conferma che si tratta di un fenomeno soprattutto delle regioni settentrionali e delle grandi città. Il 47% delle richieste ha infatti ha riguardato il Nord (era il 48 nel 2021), il 27% il Centro (identico al 2021), il 20% il Sud (era il 18%), il 7% le Isole (identico). Dei 184 casi del Nord, 72 sono relativi al Distretto della Corte d’Appello di Milano, 33 a quello di Torino, 21 in quello di Venezia, 20 per Bologna. Dei 105 casi del Centro, 74 sono relativi al Distretto della Corte d’Appello di Roma e 18 a quello di Firenze. Tra i 79 casi del Sud ne troviamo 28 relativi al Distretto della Corte d’Appello di Napoli e 18 a quello di Bari.