Germania. Cannabis legale: perché non è una buona idea per la salute (e non solo)
La Germania ha dato il primo via libera parlamentare alla liberalizzazione della marijuana. Se la legge ora al vaglio del Bundesrat verrà definitivamente approvata si potrà comprare o vendere marijuana e andare in giro con un discreto quantitativo senza problemi. Il tutto per contrastare la delinquenza che sulla marijuana lucra, dice il ministro della Sanità tedesco. Sappiamo bene che, oltre che per questo scopo, tanti hanno spinto per la liberalizzazione in nome di un libertarismo che vuole tutto libero per tutti finché non si nuoce agli altri.
E il tentativo è davvero a tutto campo: hanno tentato in ogni modo di incensare la marijuana come farmaco importante per la salute, mentre può essere un trattamento di secondo livello solo in quattro o cinque patologie, o come coltivazione fondamentale per fare corde, giornali, olio o dolci. Come dire: guardate che mirabolante ritrovato.
Il problema è che la marijuana non è cioccolata fondente o zucchero filato, ma una sostanza che può nuocere. Le statistiche del Bureau of Labor degli Stati Uniti per il periodo dal 2006 al 2020 mostrano che «le vendite legali di marijuana ricreativa sono state associate a un aumento del 10% degli infortuni sul lavoro tra gli individui di età compresa tra 20 e 34 anni», secondo uno studio pubblicato sulla pretigiosa rivista scientifica Jama in questi giorni. Inoltre sappiamo che l’uso di cannabis nei giovani può nuocere alla salute, come riporta la rivista Preventive Medicine Reports di ottobre scorso.
Un serio punto della questione non può essere lasciato in mano a opposte tifoserie, che per motivi precostituiti demonizzano o santificano la cannabis. I derivati della cannabis possono avere un effetto utile in medicina, e se prescritti dal medico dovranno essere accettati come altri farmaci. Ma non ci si deve nascondere dietro a un dito, cioè dietro questi (per ora rari) effetti utili. La cannabis infatti ha due motivi per preoccuparci: gli effetti negativi e soprattutto l’idea di “attenuare” o “migliorare” la percezione della realtà. Il fatto è che semplicemente dicendo “no” non si risolve il problema, che è culturale e sociale.
Quindi anche chi vede il negativo della cannabis, non si nasconda dietro al puro e semplice “proibizionismo”. Da medico dico che occorre un’azione ampia e culturale: la cannabis e i suoi contorni hanno un buon alleato nell’alcol e, per quanto riguarda la dipendenza, nella nicotina e nelle ludopatie, che invece prosperano quasi indisturbate. Tanto che qualche commentatore può dire che, visto che alcol e tabacco sono legali, tanto varrebbe legalizzare anche la marijuana. Ma sono tutte vie per schivare una realtà che soffoca.
E qui sembra di sentire la famosa canzone di Fabrizio de André in cui lo Stato «getta la spugna con gran dignità». Sì, perché è qui il principale problema: tutti sanno che si spaccia, che si vende alcol ai minorenni, che nelle chat per gioco d’azzardo si entra con credenziali false, ma si continua a fare come se niente fosse perché è più facile lasciare i ragazzi nel nulla, non ascoltare e contrastare a fondo il reale disagio giovanile lasciando che i ragazzi si arrangino con i ritrovati lasciati (o messi) a portata delle loro mani. Uno Stato civile può far questo? E possiamo accontentarci e rassegnarci? De André nel “Cantico dei drogati” (che oggi estendiamo ad alcol, internet...) scriveva: «Quando scadrà l’affitto da questo corpo idiota, allora avrò il mio premio come una buona nota, mi citeràn di monito a chi crede sia bello giocherellare a palla con il proprio cervello». E pensare che siamo ancora in tempo per far trovare senso al tempo dei giovani.