Vita

Ricerca. I topi ringiovaniti che alimentano speranze e dubbi

Andrea Lavazza giovedì 19 gennaio 2023

Non è la piscina che ringiovanisce del film Cocoon, ma sui topi le procedure sperimentate recentemente da due diversi gruppi di ricerca sembrano sorprendentemente avere gli stessi effetti. In entrambi i casi, ha giocato un ruolo importante l’insieme di proteine che il premio Nobel Shinya Yamanaka ha messo a punto per riprogrammare le cellule adulte in cellule staminali pluripotenti.

I componenti questa volta sono stati impiegati allo scopo di ripristinare le condizioni epigenetiche ideali degli organismi, ovvero quell’insieme di processi chimici che coinvolgono il Dna e le proteine nella regolazione dell’espressione genica. Si tratta di tornare all’efficienza dell’organismo giovane che nel tempo si perde, anche se i geni continuano a funzionare apparentemente nello stesso modo. Il primo studio è stato condotto dall’azienda Rejuvenate Bio di San Diego (California), guidata dallo scienziato Noah Davidsohn. Nei topi “anziani” è stato iniettato un vettore virale per inserire i geni che esprimono tre dei fattori di Yamanaka noti come OSK. Il risultato è che gli animali così trattati hanno vissuto il doppio (18 settimane) rispetto agli esemplari di controllo. E sono ricomparse tracce di metilazione del Dna, un tipo di processo epigenetico tipico dell’età più giovane.

La seconda ricerca è stata realizzata dal gruppo del noto, autorevole (e anche controverso) biologo David A, Sinclair (già in team con lo stesso Davidsohn) all’Harvard Medical School (e pubblicata su Cell). Più complesso nella sua fase iniziale (è stata creata una linea geneticamente modificata di topi che, una volta assunto un farmaco, crea un enzima che taglia il Dna accelerando il processo di invecchiamento), l’esperimento ha mostrato che grazie all’OSK il processo di decadimento fisico si può invertire, tanto che alcuni animali hanno recuperato la vista. In questo modo, si ipotizza che il percorso da organismo giovane a organismo anziano possa essere indotto a piacimento nelle due direzioni.

Studiosi non coinvolti, tra cui il genetista italiano Giuseppe Novelli, hanno invitato alla cautela, sottolineando che i risultati ottenuti devono essere confermati da ulteriori dati e soprattutto vanno valutate tutte le modificazioni epigenetiche del Dna. Inoltre, è noto che la tecnica di Yamanaka comporta un certo rischio di sviluppare tumori. Malgrado questi dubbi della comunità scientifica, i gruppi citati hanno intenzione di accelerare una potenziale fase clinica. Sinclair mira a testare la procedura sulle scimmie per potere poi chiedere l’autorizzazione alla Fda americana per un’applicazione sperimentale a malattie legate all’età che portano alla perdita della vista.