Parma. «Gian», verso gli altari il cardiochirurgo col “segreto” della fede
Giancarlo Rastelli in sala operatoria
A Parma il processo di canonizzazione di Giancarlo Rastelli, luminare delle tecniche operatorie pediatriche, innamorato della medicina, dei suoi malati. E di Dio Sabato nella Cattedrale di Parma è in programma la riapertura del processo di canonizzazione del servo di Dio Giancarlo Rastelli. “Gian” per gli amici, cardiochirurgo, era pescarese di origine (nato il 25 giugno 1933), ma parmigiano di fatto, essendosi trasferito nella città ducale all’età di 11 anni, dove è cresciuto e si è formato alla scuola dei Gesuiti, e dove la corrisposto alla sua vocazione di diventare medico. Una esistenza, la sua, dalle mille passioni che trovano casa e acquistano senso nella passione per l’uomo e per la vita. Una vita da assaporare, nella contemplazione dell’arte e della natura, nella pratica degli sport, nelle tante amicizie coltivate; una vita da servire e da “salvare”.
Il cardiochirurgo Giancarlo Rastelli - Diocesi di Parma
Così scrive la sorella, Rosangela: «Credeva fermamente che gli ammalati fossero “ammalati da vivere”, non da morire, e che, in ogni modo, vada salvata la loro dignità di persone totali, integrali» (
Giancarlo
Rastelli. Un cardiochirurgo con la passione dell’uomo).
Questo lo trasmetteva ai giovani studenti, offrendo anche uno stile di visita al malato: « Incontralo come fratello di un comune destino, non come un numero o come un carcerato dell’ospedale. Incontralo in Cristo. L’ammalato è l’altro da servire». Una vita da vivere in pienezza, fino all’ultimo, anche quando lui stesso viene aggredito dalla malattia, contratta nell’esercizio della professione, e autodiagnosticata al ritorno dal viaggio di nozze (siamo nel 1964). Gli concederà 5 anni e qualche mese di vita, il morbo di Hodgkin. Anni in cui ha speso le sue energie nella ricerca, nella cura e nelle cure per gli ammalati, mai indulgendo a forme di vittimismo o di autocommiserazione, mai tirandosi indietro per non deludere attese di ammalati e dei loro familiari, e cercando di vivere e far vivere anche questa tappa nella normalità.
Ma qual è il segreto e la forza di Rastelli? « Ho sempre pensato che la prima carità che l’ammalato deve avere dal medico è la carità della scienza. È la carità di essere curato come va. Senza di questo è inutile parlare delle altre carità. Senza di questo si fa del paternalismo e del pietismo soltanto ». La carità della scienza. Una sintesi che bene esprime la sua parabola. Parabola breve, ma intensa, sempre contrassegnata da questa molla. Vincitore, all’età di 28 anni, di una borsa di studio Nato, da Parma vola alla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota), dove scopre e mette in atto due tecniche innovative di intervento (denominate col suo nome “Rastelli 1” e “Rastelli 2”) per correggere malformazioni congenite al cuore che hanno guarito e continuano a guarire migliaia di bambini nel mondo ancora oggi. Accompagnando e sostenendo (anche economicamente) i piccoli pazienti e le loro famiglie, ospiti spesso nella sua modesta casa. La carità della scienza. Ma anche la scienza della carità. «Sapere senza amare è nulla, è meno di nulla». Vangelo vissuto, in una testimonianza che prende tutta la sua vita di uomo. « Acqua», come lui stesso la definisce, che solo «il Cristo» trasforma in vino. «Ciò che affascina di Gian – così Giovanni Lucentini, in occasione della presentazione della mostra su Rastelli al Meeting di Rimini, nel 2018 – è che è un uomo, è stato uno studente, un amico negli anni dell’Università a Parma, un padre di famiglia; è stato un marito; è stato anche un paziente, oltre a essere medico, eppure era sempre lui. C’era una grande unità nella sua vita».