Vita

Francia. I vescovi: il nostro no a una legge sul fine vita che tradisce la “fraternité"

Daniele Zappalà, da Parigi domenica 24 marzo 2024

Uno scorcio dell'assemblea dei vescovi francesi riuniti a Lourdes

La volontà del governo francese di aprire un’inedita breccia all’insegna del far morire significa «traviare» la fraternità, ovvero il terzo pilastro del celebre motto repubblicano, attorno al quale la Francia ha costruito la propria convivenza civile.

L’avvertimento giunge dalla Conferenza episcopale transalpina, riunita in assemblea plenaria a Lourdes, «luogo di preghiera e di solidarietà con le persone più fragili», come ricorda l’incipit della dichiarazione, intitolata proprio «Non lasciamo che si perda la fraternità!» Ne dévoyons pas la fraternité! Déclaration des évêques de France sur le projet de loi sur la fin de vie»).
Dopo aver ribadito la «grande inquietudine» per la bozza di legge annunciata sul fine vita, i vescovi francesi ricordano che «ogni vita umana merita di essere rispettata in modo incondizionato e accompagnata con un’autentica fraternità». Non occorre dunque abbandonare «la via francese di rifiuto della morte provocata e di priorità data alle cure palliative». Ciò rappresenta al contempo «un imperativo d’umanità e di fraternità», senza il quale le conseguenze rischiano di essere estremamente profonde: «Il nostro ideale democratico, così fragile e necessario, si basa sul divieto fondativo di dare la morte».

Esprimendo vicinanza ai malati che soffrono e a chi li accompagna, i vescovi si dicono «impressionati dai progressi delle cure palliative». Anche per questo «devono svilupparsi ancora», raggiungendo ogni regione transalpina.
Ai fedeli, i vescovi chiedono «d’impegnarsi ancor più presso le persone con handicap, anziane o in fin di vita». Fra loro, c’è chi chiede il suicidio assistito e l’eutanasia, così esprimendo in realtà «spesso un sentimento di solitudine e d’abbandono al quale non possiamo e non dobbiamo rassegnarci».

Il vero progresso si misura diversamente rispetto ai proclami del fronte pro-eutanasia. Ovvero: «Più progredisce la solidarietà con le persone più fragili più il nostro Paese avanza su un cammino rinnovato di fraternità, di giustizia, di speranza e di pace».
Per questo, non solo i cristiani ma tutti i cittadini di buona volontà dovrebbero divenire «servitori autentici della vita dei loro fratelli e sorelle». Un modo per far risplendere sulla Terra il «messaggio pasquale»: quello che segna «il trionfo dell’amore e della vita sulla sofferenza e sul sentimento d’abbandono». Un messaggio e una luce che i vescovi invocano come fonte di speranza proprio in vista «di un dibattito decisivo per il presente e per l’avvenire della nostra comune umanità».