Granarolo. Feti umani nei rifiuti, le associazioni per la vita: li seppelliamo noi
La statua nel Giardino degli angeli, il settore del cimitero Laurentino di Roma per la sepoltura dei resti di bimbi non nati
«Siamo disponibili ad occuparci del seppellimento dei bambini non nati i cui corpicini sono stati ritrovati nei giorni scorsi in bidoni abbandonati». Lo dichiarano in una nota congiunta la Comunità Papa Giovanni XXIII, il Movimento per la Vita di Bologna, FederVita Emilia Romagna e l’Associazione Medici Cattolici del capoluogo emiliano offrendosi, a indagini concluse, di compiere «un atto che restituisce dignità e rispetto alle spoglie mortali di questi bimbi in qualsiasi età gestazionale ed epoca siano morti».
Nei giorni scorsi a Granarolo, centro del Bolognese, erano stati rinvenuti dietro a un capannone industriale fusti di rifiuti speciali nei quali era stata rilevata la presenza di resti umani, in particolare di feti umani. Il rinvenimento era avvenuto a opera di una persona che si occupa del recupero di rottami ferrosi. Le prime indagini fanno risalire l’origine dei corpicini, conservati sotto formaldeide, al laboratorio di Anatomia del Policlinico universitario Sant’Orsola-Malpighi, ristrutturato 7 anni fa (mentre i resti umani risalirebbero a 30 anni fa). Il titolare del capannone è ora indagato per smatimento illecito di rifiuti, mentre per far luce sul macabro caso il rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari ha annunciato «verifiche interne».
La grande impressione suscitata dal ritrovamento dei feti umani ha da subito coinvolto le associazioni impegnate sul territorio per la tutela della dignità della vita umana, che ora propongono ad aziende ospedaliere e centri di ricerca «un accordo per permettere alle associazioni del terzo settore di dare una degna sepoltura ai corpicini abbandonati dei bimbi non nati. Chiediamo che non vengano inceneriti, né buttati tra i rifiuti speciali, né usati come materiale di laboratorio e studio» concludono le associazioni».
A rafforzare la proposta delle sigle associative ci sono le leggi vigenti, e in particolare il «Dpr 285/90 "Regolamento di polizia mortuaria"» che all’articolo 7 stabilisce «i criteri per la sepoltura dei feti. Oltre le 28 settimane i feti sono considerati dalla legge come bimbi “nati morti”: per essi la sepoltura avviene sempre. Per i feti di età gestazionale tra le 20 e le 28 settimane – considerati “prodotti abortivi” – il permesso di seppellimento è rilasciato dall’Unità sanitaria locale. Infine sotto le 20 settimane – definiti dalla legge “prodotti del concepimento – i bimbi non nati possono essere sepolti nei cimiteri a richiesta dei genitori. Dunque è sempre possibile – anche sotto le 28 settimane – per i parenti o chi per essi chiedere la sepoltura del proprio figlio entro 24 ore dall’espulsione o estrazione del feto». Invece «la legge non è chiara sul cosa si debba fare in assenza di tale richiesta, ma in genere i feti vengono smaltiti fra i rifiuti speciali ospedalieri e avviati alla termodistruzione (non in forno crematorio) ai sensi del Dpr 254/03».
Le associazioni offrono alle autorità tutte le garanzie, visto che da tempo «si occupano della sepoltura dei feti, nel rispetto della privacy, fornendo ai genitori le informazioni necessarie e i moduli per la sepoltura dei bimbi morti prima di nascere. A questo fine sono attivi il numero verde della Comunità di don Benzi (800-035036) e quello del Movimento per Vita (800-813000) per informazioni sulla sepoltura dei feti e per l’aiuto alle gestanti in difficoltà».