Festival a Trento. Un testo unico per le norme sulla famiglia
Politiche familiari. Se ne parla al Festival del famiglia a Trento
Un Testo Unico per raccogliere e riordinare le tante norme approvate negli anni a favore della famiglia. Esigenza irrinunciabile per evitare che leggi e provvedimenti si perdano nei meandri della burocrazia amministrativa, siano sempre meno riconoscibili e, alla fine, finiscano per essere dimenticati. E poi il grande lavoro per rendere finalmente più equo il rapporto tra fisco e famiglia con un progetto complesso ma ormai ineludibile che si chiama fattore famiglia.
Sono gli obiettivi che il ministro per gli affari regionali con delega alla famiglia, Enrico Costa, ha annunciato al Festival della famiglia in corso a Trento. Innanzi tutto il tema della riconoscibilità delle leggi a favore della famiglia. Nell’ultimo decennio tanto è stato fatto, ma troppo spesso in modo poco efficace, episodico. E poi basta con i provvedimenti sperimentali, spesso di durata limitata.
Costa ha richiamato il “Bonus bebé” o il “voucher per gli asili nido”. Il primo di durata triennale, il secondo annuale. Un periodo di tempo che rende del tutto aleatorio il beneficio della legge. “I cento milioni assegnati nel 2014 per gli asilo nido – ha esemplificato – hanno dovuto attendere la legge attuativa e poi la ripartizione delle regione. Risultato? Non sappiamo ancora quando il primo bambino potrà davvero beneficiare di quelle risorse”. Ecco, questa impossibilità di rendere certa e riconoscibile una norma, ne annulla di fatto gli effetti e contribuisce ad aumentare il senso di solitudine dei giovani che intendono fare famiglia. Perché oggi questa voglia c’è, ha ribadito anche Costa, sulla scia delle tante ricerche che in questi ultimi mesi hanno dato dignità statistica a una consapevolezza diffusa nella società. Come c’è il desiderio di aprirsi alla generatività, superando l’incubo della crescita zero.
Ma i tanti ostacoli normativi, la mancanza di aiuti, una pressione fiscale non favorevole contribuisce a spegnere in buona parte quel desiderio. Da qui la promessa di ridurre – se non azzerare – questi ostacoli per evitare che, come riferiscono gli indici demografici, nel 2080 si rischi di contare venti milioni di italiani in meno. Anche perché, tra quelli rimasti, oltre la metà potrebbe avere più di 65 anni. Cioè un destino di inesorabile autoestinzione.
“Noi lavoriamo perché questo non accada ma – ha osservato ancora il ministro – serve il concorso di tutti”. Contributi di idee, di progetti, di esperienze come quelli che in questi giorni vengono rilanciati dal Festival di Trento, fucina di futuro, come hanno ribadito esperti e responsabili di associazioni che si confrontano sul tema denatalità e politiche giovanili.
A partire dalla necessità, come indicato dall’arcivescovo di Trento. Lauro Tisi, di rivedere lessico e mentalità. “Smettiamola – ha esortato – di legare la parola giovani alla parola problema. Parliamo di giovani come risorsa, fantasia, bellezza, cambiamento”. Solo chi sa accogliere la destabilizzazione portata dai giovani come progetto di futuro riesce ad intercettare gli stimoli migliori per rinnovare la società. E nessuno, meglio delle famiglie, sa comprendere e gestire il positivo di queste destabilizzazioni e pianificare un progetto educativo che non sia a senso unico. “Le politiche sociali - ha fatto notare ancora l’arcivescovo Tisi – dovrebbero prendere esempio dalla famiglia dove non si lavora ‘per’ i giovani ma ‘con’ i giovani”. Una circolarità che regala futuro e bene comune all’intera società.