Rimosso non solo un opuscolo informativo ma anche il responsabile della direzione generale della comunicazione istituzionale. Un’altra giornata convulsa quella di ieri al Ministero della Salute, dove si preparavano gli ultimi dettagli per il Fertility Day di oggi e invece ci si è trovati in mezzo a una nuova furiosa polemica sulla campagna informativa allestita dallo staff del ministro Beatrice Lorenzin. Tre settimane dopo la pesante contestazione sui manifesti ideati per sollevare il velo su una vera piaga sociale come l’infertilità di coppia, ieri è toccato a un fascicolo divulgativo sulle cause dell’impossibilità di concepire. In realtà nelle 14 cartelle di «Stili di vita corretti. Per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità» si passano in rassegna i «cattivi compagni» della vita di troppi giovani, dal consumo di alcol a quello di droghe, dal fumo all’obesità, dalla vita sedentaria al doping.
Ma a contenuti esposti in modo colloquiale e accessibile non si è voluti proprio arrivare, fermandosi invece a una copertina giocata in modo sbrigativo sulla contrapposizione tra una famiglia da pubblicità e un gruppo di ragazzi alle prese con spinelli. Non bastasse, nel secondo gruppo sono ritratti anche giovani di colore, suscitando l’accusa di razzismo. Il materiale informativo era scaricabile online già da qualche tempo: e allora, perché il polverone si è alzato alla vigilia del Fertility Day, al quale il ministro ha voluto dare un profilo scientifico proprio per sottrarsi ad altri attacchi? Par di capire che questa iniziativa non vada giù agli stessi che in queste settimane hanno ripetuto che parlare di fertilità, maternità e orologio biologico sia un modo per discriminare e colpevolizzare le donne. Quando invece basterebbe dare un’occhiata alle tabelle Istat per capire che è giunta l’ora di un dibattito franco, aperto e non strumentale sulla questione decisiva per il futuro del Paese.
Ripetendo uno schema già visto venti giorni fa, la polemica partita dai social network è tracimata nei palazzi della politica spostando di nuovo l’attenzione dalle cause dell’infertilità (tema serissimo e drammatico) alle foto scelte per la copertina di un depliant, peraltro subito ritirata. Intanto però dei temi del Fertility Day non c’è più traccia nel dibattito pubblico, obiettivo evidentemente raggiunto per il fronte dei critici a oltranza. «Lorenzin ha scambiato l’Italia per il Vaticano» è l’argomento speso ad esempio da Claudia Bastianelli, coordinatrice nazionale dei SocialDem. «Nero uguale cattivo, biondo uguale buono» è la sintesi su Facebook di Roberto Saviano. «Classificare come "cattivi compagni" ragazzi di colore o con i capelli lunghi è odiosamente discriminatorio» rilevano Nerina Dirindin e Cecilia Guerra, senatrici Pd. Per Titti Di Salvo (Pd) le due campagne sono «sbagliate, offensive e discriminatorie», mentre Sinistra Italiana presenta una mozione di censura alla Camera. Replica Maurizio Lupi (Area popolare) che parla di «accanimento insopportabile» contro il ministro. Intanto, però, chi parla più di infertilità e di quel 15% di coppie italiane che non riesce a concepire, e non sa perché?