La fecondazione artificiale in Italia fa nascere sempre meno bambini, mentre cresce il numero di embrioni crioconservati. Questi in sintesi i primi dati che emergono dalla Relazione sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 che regola la Procreazione medicalmente assistita (Pma) del ministero della Salute, presentata ieri in Parlamento. La Relazione raccoglie i dati dell’attività dei Centri nell’anno 2011 e rivela come tali indicatori confermino solo in parte il trend degli anni precedenti. Infatti, si legge nel documento, «considerando tutte le tecniche Pma, anche nel 2011 aumentano le coppie trattate, i cicli iniziati e le gravidanze ottenute, come già osservato negli anni precedenti, ma per la prima volta dall’entrata in vigore della legge 40 diminuisce complessivamente il numero dei bambini nati vivi, che nel 2011 sono 11.933, rispetto ai 12.506 dell’anno precedente».Ad un aumento delle coppie che fanno ricorso alla Pma non corrisponde un’analoga crescita di «bimbi in braccio». In particolare, si evidenzia, il calo più vistoso si è registrato per le tecniche "a fresco" di secondo e terzo livello, quelle in cui non vengono utilizzati gameti e/o embrioni già crioconservati. Rispetto al 2010, nonostante un incremento dei cicli del 6.5% si registra in questo caso anche un calo delle percentuali di gravidanze (- 1.4%) insieme a una diminuzione consistente dei bambini nati vivi (-5.9% corrispondente a 552 nati in meno). Un calo analogo si osserva per le tecniche di primo livello (inseminazione semplice), per le quali però si registra anche una maggiore perdita di dati al follow up. L’elemento che però più sconcerta è che, a fronte di un costante aumento dell’età media delle donne che si sottopongono alla Pma, la diminuzione delle percentuali di gravidanza è maggiore per le donne più giovani. Si passa infatti dal 31% del 2010 al 29,2% del 2011 per donne con età inferiore o pari a 34 anni. Dati che lo stesso ministro Beatrice Lorenzin definisce «preoccupanti» e che richiedono «un approfondimento ulteriore per poterne individuare le cause». Per far luce su questa situazione, il ministero «intende esaminare i dati già disponibili riferiti ai singoli centri Pma per verificare più analiticamente gli andamenti nazionali e poter avviare poi le iniziative più opportune per garantire alle coppie, e in particolare alle donne che accedono alla Pma, la massima trasparenza delle informazioni disponibili insieme alla massima appropriatezza degli interventi offerti».Cresce il numero di embrioni formati e trasferibili: sono 118.049 nel 2011, erano 113.019 nel 2010, 99.258 del 2009 e 84.861 nel 2008. E, confermando un inarrestabile trend, è sempre minore il ricorso alle tecniche di crioconservazione degli ovociti, mentre aumenta esponenzialmente il numero degli embrioni crioconservati: sono 18.798 nel 2011, a fronte dei 16.280 nel 2010, dei 7.337 del 2009 e dei 763 del 2008. L’incremento esorbitante è frutto diretto della sentenza della Corte Costituzionale n. 151/2009 che ha abolito il numero massimo di tre embrioni da trasferirsi in un unico e contemporaneo impianto, liberalizzando, di fatto, la possibilità di ricorrere alla crioconservazione degli embrioni. Eugenia Roccella (Pdl) saluta con favore l’iniziativa del ministero di avviare un’analisi dei dati, laddove la lettura della relazione svela come «la sentenza della Corte, che era stata salutata come una correzione che avrebbe portato ad una maggiore efficacia delle tecniche, sembra aver sortito il risultato opposto: il ricorso massiccio alla crioconservazione embrionale e la riduzione di quella ovocitaria indicano cambiamenti nelle procedure seguite dai centri di procreazione assistita rispetto a quelli degli anni precedenti».