Vita

Il caso. «Eutanasia, in Italia mai soluzioni come in Olanda»

Francesco Ognibene sabato 11 agosto 2018

Aurelia Brouwers, l'olandese 29enne, gravemente depressa, morta per eutanasia

La depressione non può mai essere ragione per assecondare la volontà di una persone di por fine alla sua vita. È il senso dell’intervento con il quale la Società italiana di neuroetica (Sine) ha commentato il documentario diffuso dalla Bbc sul caso di Aurelia Brouwers, la 29enne olandese che in gennaio ha ottenuto dai medici di accedere all’eutanasia per il suo cronico stato depressivo con disturbi della personalità e tendenze suicide. Le sue ultime due settimane di vita sono state seguite da una troupe televisiva, e il materiale video ora viene rilanciato dall’emittente britannica («Euthanasia. Aurelia’s story»). La Sine spiega che il documentario «mostra una persona capace di momenti di esistenza normale, non sempre coerente nelle sue espressioni, ma fermamente decisa a morire». Come vanno affrontati casi simili? Pur «consapevole che le situazioni di grande sofferenza vanno valutate con la massima delicatezza», prosegue la Sine, e ricordando che «i criteri legali olandesi per l’eutanasia» sono l’esistenza di una «situazione insopportabile senza prospettive di miglioramento e mancanza di un’alternativa ragionevole nella situazione del paziente», va detto che tali criteri sono «discutibili da un punto di vista scientifico». Infatti i disturbi di Aurelia «sono in diversa misura curabili ed esiste una vasta gamma di strategie farmacologiche e psicoterapeutiche (non si sa se tutte messe in atto)». In Italia in un caso simile «i medici curanti avrebbero rischiato l’incriminazione per abbandono di incapace e negligenza medica», fino alla possibile accusa di «omicidio, dal momento che avrebbero fornito i mezzi per suicidarsi a una persona priva di capacità di intendere e volere o di omicidio del consenziente», articolo 580 del Codice penale. Quello sul quale la Corte costituzionale si dovrà occupare in ottobre, chiamata in causa durante il processo a Marco Cappato per la morte di dj Fabo.
Francesco Ognibene