Fine vita. Eutanasia in Olanda? Su ciechi, dementi e depressi
Da un’analisi approfondita della legge sull’eutanasia e il suicidio assistito entrata in vigore in Olanda il 1° aprile 2002 si evince che in questo Paese la situazione è ormai sfuggita di mano. È appena stato pubblicato infatti il rapporto della Commissione di controllo (Rte) con i dati del 2016, documento che attesta una crescita delle morti per eutanasia, salite in totale a 6.091, sfondando per la prima volta quota seimila casi. Nel 2010 i decessi a seguito di richiesta accolta di accedere all’eutanasia erano stati 3.136, nel 2011 arrivarono a 3.695, nel 2012 si giunse a 4.188 per poi crescere a quota 4.428 nel 2013, a 5.306 nel 2014 e infine a 5.516 nel 2015, con un aumento dunque del 10,4% in un solo anno. Nel dettaglio, la ripartizione per sesso nel 2016 è stata di 3.130 uomini (il 51% ) contro 2.961 donne (49%).
Leggendo con attenzione i dati, ne esce avvalorata la tesi che la legge negli ultimi anni sia stata interpretata troppo liberamente. Ecco alcune cifre eloquenti: nel 2010 è stata applicata per 25 persone affette da demenza e 2 con gravi disturbi psichici, nel 2011 i casi sono saliti a 49 e 13, raddoppiando nel 2015, quando le due categorie hanno raggiunto quota 109 per i casi di demenza e 56 per le malattie psichiche. Soltanto 10 di questi casi sono stati denunciati all’autorità giudiziaria.
Si tratta di statistiche importanti per capire la preoccupazione espressa dalla stessa Commissione nazionale chiamata a esaminare i casi accertati, tenendo conto che all’inizio riguardavano, per circa l’83%, malati terminali di cancro. In seguito sono state "trattate" con l’eutanasia altre patologie non giunte ancora allo stadio terminale: è il caso di Parkinson, sclerosi multipla, malattie cardiovascolari gravi, sino alla demenza (già giunta al 2% dei casi di eutanasia nel 2016), oltre a cecità e disturbi psichici (questi ultimi ormai all’1%). Va ricordato che in Olanda la legge sull’eutanasia non è mai stata cambiata se non, nel 2013, per sostituire il farmaco usato per la sedazione iniziale con un altro più efficace.
Ma c’è un altro dato importante che entra da protagonista in questa vicenda. Un mese fa nei Paesi Bassi si è infatti svolta un’importante tornata di elezioni politiche, e il governo non è ancora stato formato. In Olanda più che altrove la formazione di un nuovo esecutivo avviene soltanto dopo che i partiti di un’eventuale coalizione si sono messi d’accordo con chiarezza sui temi di discussione fondamentali: uno di essi, sul quale si registra ancora totale disaccordo, è proprio quello inerente l’eutanasia. Non a caso è stato incaricato il ministro della Sanità uscente, Edith Schippers, di cercare soluzioni per la configurazione di un nuovo governo. Il Partito di centrosinistra D66, che dovrebbe far parte della nuova compagine alla guida del Paese, chiede che si concedano l’eutanasia e il suicidio assistito a chi ha più di 75 anni, pur privo di particolari disturbi fisici, ma che ha il desiderio di uscire da una vita nella quale non vede più alcun senso.
Questa proposta era già stata respinta dal Parlamento l’anno scorso, ritenendola inaccettabile sia per i credenti sia per qualsiasi persona dotata di senso etico, umano e sociale. La stessa Commissione chiamata a vigilare sull’applicazione della legge sull’eutanasia ha concluso il suo rapporto relativo all’anno 2016 con una domanda: «A cosa è dovuto l’aumento dei casi di eutanasia? Forse al fatto che i medici hanno cominciato a compierla senza tanti scrupoli e con incuria, senza valutare, come prescrive la legge, se si tratta veramente di sofferenza insopportabile e di malattia senza possibilità di cura? Oppure i medici si stanno piegando alla volontà del paziente, arrivato quasi a imporre la sua decisione?». Da qui l’esplicita richiesta di «un maggior controllo e di pene più severe nei casi in cui l’eutanasia non sia stata attuata a norma di legge».
Attualmente il medico che vìola la normativa sul fine vita se la cava con un’ammenda. Notevole è stata l’azione di un’associazione di medici e farmacisti che si batte contro l’eutanasia, che hanno pagato uno spazio pubblicitario su alcuni quotidiani, autotassandosi per protestare contro questa pratica diventata sempre più estrema. La verità è che – pur in presenza di dati globali in continua crescita – si va facendo largo nella categoria medica la riflessione sull’opportunità di assumersi la drammatica responsabilità di dare la morte al proprio paziente, mentre per professione si era scelto di dedicarsi a curare e salvare vite umane.
Quasi a confermare questa tendenza, tra pochi mesi sarà messa in atto un’ulteriore forma di controllo sull’eutanasia da parte del Rte che prenderà il nome di «Reflectiekamer» («Camera di riflessione»). Ne faranno parte due giuristi, due appartenenti a un comitato etico, due medici e lo stesso segretario dell’organizzazione. Fra due anni verranno resi pubblici i risultati dello studio di questo nuovo organismo di vigilanza.