Vita. Eterologa, dopo la Toscana il sì delle Marche
Le Regioni hanno una gran fretta di aprire l’accesso dei cittadini alla fecondazione eterologa. Mentre pazienti affetti da numerose gravi patologie sono in attesa di vedere le pubbliche istituzioni altrettanto solerti nel prendersi cura delle loro esigenze, gli assessorati regionali alla Salute sembrano fare a gara per garantire alle coppie il ricorso all’eterologa, una terapia che non affronta in alcun modo il loro disturbo non curando la sterilità. Dopo la Toscana, che ha aperto la strada già a fine luglio, le altre Regioni non intendono aspettare una legge nazionale e iniziano a procedere con delibere in base all’accordo quadro raggiunto la settimana scorsa su alcuni criteri generali dagli assessori alla salute. Le Marche sono state le prime a mettersi all’inseguimento alla Regione-apripista (che pure era stata criticata da governatori e assessori) con una delibera presentata dal responsabile per la Salute Almerino Mezzolani. Il provvedimento marchigiano regolamenta i requisiti delle coppie che possono usufruire della donazione dei gameti, le indicazioni cliniche, la selezione dei donatori, i test e gli screening per il controllo delle donatrici di ovociti, il consenso informato, la tracciabilità ed eventi avversi, fattibilità e aspetti finanziari della fecondazione omologa ed eterologa. Resta aperto il capitolo dei costi (in media 3mila euro a ciclo di fecondazione assistita), che le Regioni sono pronte ad accollarsi quasi per intero nell’attesa che il governo inserisca la prestazione nei Livelli essenziali di assistenza, dunque a carico dello Stato. Dall’esecutivo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin conferma la disponibilità a far fronte ai costi dell’eterologa per dare attuazione alla sentenza con la quale la Corte Costituzionale non solo ha abolito il divieto contenuto nella legge 40 ma ha anche disposto che non vi sia alcuna forma di discriminazione nell’accesso alla tecnica. Per il ministro, che valuta «saggio» il fatto che le Regioni «si siano omologate a un’unica disciplina», resta comunque «necessaria» una legge nazionale che uniformi regole, divieti e sanzioni, un intervento «assolutamente fondamentale» perché l’eterologa si realizzi «in modo omogeneo e soprattutto in sicurezza». È polemica intanto tra il governatore del Veneto Luca Zaia, che si è schierato dalla parte del documento degli assessori (nel quale lo stesso ministro vede elementi problematici sui quali intervenire), e il presidente dei senatori del Nuovo Centrodestra Maurizio Sacconi: «Chiedo in particolare a Zaia, presidente di una giunta di centrodestra, che si è fortemente impegnato per l'avvio della procreazione con elementi umani estranei alla coppia – afferma Sacconi –, come, in assenza di una legge, voglia garantire: 1) la sicurezza sanitaria delle donazioni rispetto ai portatori sani di malattie; 2) la gratuità di esse ovunque prodotte; 3) la gestione solidale delle donazioni senza cataloghi e possibilità di selezione della specie umana; 4) il limite di donazioni per donatore per evitare incesti nel futuro. Tutto ciò depone in favore del modello Avis, ovvero della gratuità, solidarietà, tracciabilità delle donazioni. Solo una legge può garantire questi esiti con le relative sanzioni».