Vita

Ricerca. Embrioni congelati, record di vite sospese

Francesco Ognibene giovedì 7 luglio 2016

Più se ne parla, meno se ne sa. È un vero paradosso informativo quello che ha per protagonista la «procreazione medicalmente assistita» (Pma) in Italia: tema di polemiche senza fine, dalla fecondazione eterologa alla selezione embrionale, ma quando finalmente esce documentazione ufficiale, con cifre e tabelle che fotografano un fenomeno sempre più rilevante, quasi nessuno pare interessarsene. È il destino toccato alla Relazione sull’attuazione della legge 40 – quella che annualmente, dal 2005, descrive il quadro dei "figli in provetta" nel nostro Paese –, la cui versione 2016 è stata consegnata nei giorni scorsi dal Ministero della Salute al Parlamento, accolta tuttavia da rare notizie sui media nazionali, con Avvenire che ha garantito un’informazione di base. Ha giocato di certo il fatto che a prima vista non ci sono novità eclatanti, eppure un occhio attento sa scorgere alcuni dati molto significativi. Sempre che lo voglia, s’intende. 1. Crescono le nascite di bimbi concepiti in provetta. Mentre il numero dei nati in Italia diminuisce in valore assoluto facendo segnare nel 2015 il minimo storico sotto la soglia del mezzo milione, aumentano i bambini nati da fecondazione assistita, sopra quota 12mila (12.658 su 15.947 gravidanze ottenute). Il risultato di questo trend contraddittorio è una maggiore incidenza dei nati con tecniche da laboratorio, arrivati ormai al 2,5% dei nati in Italia nel 2014, quando ancora il dato totale era di poco superiore alle 500mila unità. Significa che sarà sempre meno infrequente imbattersi in bambini nati da fecondazione artificiale. 2. Il boom dei congelamenti.  Fa riflettere soprattutto un altro dato che emerge dai grafici del Rapporto: in un solo anno il numero degli embrioni "crioconservati" – concepiti in numero superiore rispetto a quelli poi effettivamente trasferiti in utero e per questo stoccati nei freezer delle 362 cliniche pubbliche e private attive nel settore – è aumentato del 29,9%. In termini assoluti parliamo di altri 28.787 embrioni la cui vita è congelata, di nome e di fatto. È la popolazione di una cittadina di medie proporzioni, vite umane sospese che si aggiungono alle decine di migliaia di altre già da uno o più anni nelle stesse condizioni. È il bel risultato della sentenza della Corte Costituzionale del 1° aprile 2009, con la quale si eliminò il (saggio) limite posto dalla legge 40 che fissava in 3 il numero massimo di embrioni concepibili in vitro per ogni ciclo disponendo comunque l’impianto di tutti nel ventre materno, proprio per evitare l’accumulo di vite dal più che incerto futuro. Se si pensa che nell’ultimo anno ante-sentenza gli embrioni congelati in deroga alla legge furono appena 763, non era difficile prevedere che sarebbe finita così. Gli embrioni crioconservati sono un problema irrisolto e irrisolvibile: anche nei Paesi dove possono essere liberamente donati ad altre coppie o alla ricerca (che li distrugge) ne avanzano sempre in gran numero, tanto che in Gran Bretagna, per esempio, dopo un certo numero di anni vengono lasciati morire. Il che significa innanzitutto che la ricerca non li vuole neppure gratis (servono freschi e sani, possibilmente prodotti ad hoc), e che quando si producono embrioni in eccesso si sa già che sono destinati al nulla. 3. Successi sempre modesti. Ma perché si congelano embrioni a un ritmo così elevato (in un rapporto di oltre due per ogni nato vivo)? Per provare ad aumentare i tassi di successo di una tecnica che – in altri ambiti della medicina, e sottoposta a diversi criteri di valutazione – sarebbe considerata poco meno che fallimentare. Il rapporto tra "bimbi in braccio" e cicli avviati resta inchiodato al 19,4%, praticamente identico al periodo precedente la citata sentenza che doveva consentire di rimuovere un ostacolo ritenuto decisivo al funzionamento della tecnica: nel 2007 il tasso di successi fu infatti del 19,6%, e del 20,1 nel 2008. Chi l’ha detto che la legge 40 non funzionava prima e adesso funziona meglio? I centri che praticano la Pma crioconservano embrioni in totale libertà, nonostante la legge 40 ancora preveda che la procedura di congelamento sia consentita solo per tutelare la salute della donna. Nel frattempo diminuiscono le crioconservazione di ovociti, una procedura che poneva l’Italia all’avanguardia nel mondo nelle tecniche di fecondazione assistita grazie agli studi pionieristici di Eleonora Porcu, animata proprio dall’intento di lavorare su cellule e non su vite umane già formate. 4. Record di donne over-40. Infine, di pari passo con l’aumento dell’età media della prima gravidanza, si consolida il non invidiabile primato dell’Italia nell’incidenza delle donne con più di 40 anni tra quante si rivolgono alla provetta per avere un figlio, con possibilità di successo evidentemente marginali: sono il 32,9%, erano il 31% nel 2013 e il 20,7% nel 2005, mentre l’età media di chi ricorre alla fecondazione artificiale è di 36,7%, sempre più elevata.