EllaOne. Affetti, educazione, salute: gli inganni della «pillola dei 5 giorni»
«A nessuno interessa la salute delle donne? Prendere quell’alta dose di ormoni senza controllo medico è molto pericoloso e soprattutto si rischia l’abuso tra i ragazzi. In gioco c’è la vita delle giovani generazioni». Tea Ceni Longoni è presidente del Centro aiuto alla vita di Magenta e Rho. Dirige due centri di counseling materno e tiene da molti anni incontri formativi nelle scuole e nei centri giovanili per l’educazione all’affettività. La decisione di liberalizzare completamente il commercio di EllaOne, nota come "pillola dei 5 giorni dopo", continua a destare grande preoccupazione per chi, da anni, si occupa di sostegno alla vita stando accanto alle donne. «Non posso che definire tragica questa decisione arrivata completamente in sordina. Per farmaci molto più banali è necessaria la ricetta del medico perché si teme l’abuso indiscriminato, e invece non si pone alcuna attenzione per EllaOne. Non ci si pone il problema della salute delle donne, pare che non interessi proprio a nessuno». Secondo Ceni Longoni, è il frutto di una mentalità abortiva dominante, presente anche nei più giovani: «Pochi giorni fa, insieme a un’ostetrica, ero in una terza media per parlare della fecondazione. Durante la lezione, un ragazzino 13 anni è intervenuto per dire che, dopo il concepimento, si deve decidere se abortire o tenere il bambino. L’aborto è considerato una scelta normale già a quell’età. Oggi davanti a una gravidanza non ci si rallegra più ma ci si chiede cosa fare. Vent’anni fa negli ambulatori pre-aborto era normale incontrare donne in lacrime, mentre oggi pare di essere in un ambulatorio chirurgico».
In questa mentalità diffusa andrebbe letta la decisione dell’autorità di farmacovigilanza (l’Aifa) di togliere l’obbligo anche per le minorenni di esibire al farmacista la prescrizione medica, dopo che nel marzo 2016 era già stato eliminato sopra i 18 anni. «È una scelta che risponde alla richiesta del mercato – aggiunge la formatrice –. I ragazzi fanno un uso della sessualità disinibito e libero, ma in realtà hanno una grande confusione in testa». Per chi si occupa di sostegno alla vita, diventa quindi sempre più difficile intercettare giovani donne in difficoltà, perché si privatizza sempre più la questione, evitando ospedali e strutture pubbliche: «Come possiamo arrivare a loro? Stiamo pensando di poter lavorare con le farmacie (che diventano le vere frontiere), con i medici di base e rafforzare le attività nei consultori. C’è una grande riflessione in merito. È necessario ripensare un percorso culturale ed educativo, che sappia passare anche dai nuovi media, in particolare dai social network».
Anche per Andrea Natale, ginecologo all’ospedale Macedonio Melloni di Milano, il rischio è la progressiva banalizzazione del tema: «Sarebbe opportuna la ricetta non solo per le minorenni ma anche per le donne adulte, altrimenti si continua a proseguire con la mentalità dell’usa e getta. Vanno comunque valutati eventuali rischi per la salute. Il principio attivo di EllaOne, l’ulipristal acetato, era con il dosaggio di 5 milligrammi in un farmaco molto utile per la cura dei fibromi, ma è stato ritirato dal commercio perché considerato pericoloso. La stessa molecola, nel dosaggio di 30 milligrammi, si trova invece nella pillola dei cinque giorni dopo, che ora viene distribuita senza alcun controllo. Una contraddizione che pone molte domande».
La semplicità dell’accesso alla pillola dei cinque giorni dopo ha anche risvolti psicologici importanti, contribuendo a rendere l’intimità fisica un semplice genere di consumo. «Oggi la sessualità è fluida – spiega Cecilia Pirrone, psicoterapeuta specializzata nell’età evolutiva – perché può essere estemporanea, vissuta con il compagno di una sera senza conseguenze particolari. I metodi contraccettivi sono sempre più a portata di mano spesso senza che i ragazzi ne conoscano effettivamente il funzionamento. È possibile perché non ci sono più resistenze di sorta nei confronti dell’attività erotica di qualsiasi natura a qualunque età. È accessibile perché non esistono limiti esterni all’accesso allo stimolo erotico. Un tempo il concetto di "vietato ai minori" rappresentava una barriera socialmente condivisa, e questo permetteva di sognare e di desiderare la sessualità. È normalizzata, perché nei giovanissimi il concetto di «fare sesso» si sostituisce all’idea di «fare l’amore». Con questo sfondo culturale confuso, diventa fondamentale dare ai ragazzi informazioni precise e permettere loro di interrogarsi: «Rendere immediatamente fruibili questi medicinali – evidenzia Pirrone – significa continuare a eliminare ogni vincolo. Se è tutto accessibile, se non serve neppure una ricetta, non si mantengono quei paletti normativi, medici o sociali che obbligano le persone a chiedersi il senso di ciò che si sta facendo e le conseguenze che ne possono derivare, sul corpo e sulla mente. Facendo così, non si dà ai ragazzi la possibilità di porsi delle domande».
Il corpo è una macchina perfetta, preziosa e complessa, che va rispettata e trattata con cura. Ed è un elemento che deve essere ben chiaro ai ragazzi: «In adolescenza imparare ad attendere e desiderare l’atto sessuale è vitale – conclude la psicoterapeuta – perché significa dare ai ragazzi il tempo di maturare nella mente prima che il gesto diventi azione. Permette di prepararlo e pensarlo prima della sperimentazione concreta. Ed è un bene se questo significa anche confrontarsi con un medico, crearsi un senso critico, spendere del tempo per avere cura di sé e dare senso a un gesto».