Vita

Intervista. De Mita: «Doveri addio restano solo i diritti»

Angelo Picariello sabato 25 aprile 2015
«Non sarei così convinto che si tratti di una conquista», dice Giuseppe De Mita, vice-segretario dell’Udc, commentando l’approvazione in via definitiva del divorzio breve. Indica, ora, nella «ridefinizione dei diritti-doveri di cittadinanza», a partire dal fisco per la famiglia, le ragioni stesse della «scommessa politica» di Area Popolare.Ma è stato lo stesso Renzi a parlare di una conquista di democrazia.Se un rapporto di coppia è veramente finito, posso seguire il ragionamento di chi propone di accorciare i tempi. Ma la mia sensazione è che dietro questa liberalizzazione si nasconda l’intenzione di non voler fare i conti con le cause del fenomeno.Le cause della crescita esponenziale delle crisi matrimoniali?Sì. Sono, a mio avviso, la spia di una tendenza ad assolutizzare i diritti, a non accettare l’altro da sé per i bisogni che esprime e i doveri che comporta. Si parte dalla cellula fondamentale, che è la famiglia, e si arriva ai profughi, con cui ci si rifiuta di fare i conti. Una deriva individualistica che sfocia spesso nel narcisismo.Colpisce che nell’accorciare i tempi non si è voluto tener conto della presenza di figli.Il tempo più lungo per una riflessione avrebbe comportato la fatica di confrontarsi, una fatica che pare non si voglia più fare. A partire dagli anni 70 è passata una giusta sottolineatura sui diritti della persona, ma rinunciando progressivamente a quella cultura della responsabilità che ne rappresenta il necessario complemento per una crescita armonica dell’individuo e della società.Ma politicamente come si pone rimedio?Con una nuova stagione dei doveri. Se passa il divorzio breve dovrebbe passare, ora, anche una nuova cultura del matrimonio, per la responsabilità che comporta con sé stessi, con il partner, con i figli e con la società.Dei promessi aiuti alla famiglia, invece, nessuna traccia invece...Andrebbe effettuata, a partire dal fisco e dal welfare, una rivisitazione dell’articolo 53 della Costituzione («Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»). E le famiglie con figli dovrebbero essere le prime beneficiarie di questo lavoro.Area popolare insiste su questo, ma si susseguono interventi penalizzanti per la famiglia, salvo piccoli segnali come il bonus bebè.Dico con chiarezza che o la nostra iniziativa politica si caratterizzerà per la spinta decisiva verso nuovi diritti di cittadinanza, o il nostro rassemblement si tradurrà solo in un riposizionamento dell’area moderata politicamente e socialmente inutile. La nostra scommessa deve essere questa.