L’ennesimo attacco frontale alla legge 40 mira direttamente al fondamento della norma, ovvero alle modalità di accesso ai trattamenti di fecondazione artificiale. La questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di Roma a seguito del ricorso presentato da una coppia portatrice di distrofia muscolare Becker, riguarda l’articolo 1 e l’articolo 4 che riservano la fruizione alle tecniche di procreazione medicalmente assistita solo alle coppie infertili e proibiscono la diagnosi preimpianto sull’embrione. Ora la Consulta, già chiamata a pronunciarsi il prossimo 8 aprile in merito al divieto di fecondazione eterologa e di donazione di embrioni alla ricerca, dovrà calendarizzare anche questa nuova istanza che, per esplicita ammissione di Filomena Gallo, avvocato della coppia, se accettata determinerebbe la «cancellazione» della legge 40.«L’essenza del problema sta nel fatto che la legge è espressamente riferita a coppie con sterilità o infertilità e, al contempo, tutela l’embrione e vieta selezioni eugenetiche», spiega Bruno Dallapiccola, genetista e direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. «Se ora si demolissero queste basi, si andrebbe a smantellare l’impianto stesso della legge, la sua filosofia. Da questo punto in poi la questione si sposta sul diritto di ogni coppia a avere un figlio sano. E chi decide qual è il limite del sano?».
Perché la diagnosi preimpianto non è la scelta giusta?Non mi oppongo alla diagnosi preimpianto per ragioni ideologiche, ma scientifiche: sono fortemente convinto che non sia il sistema ottimale per risolvere il problema. Prima di tutto perché è una tecnica che fornisce bassissimi risultati: solo il 3% degli embrioni arriva alla nascita. In secondo luogo è soggetta a un elevato rischio di errore. Infine, questo tipo di diagnosi è assai meno curata rispetto a quelle tradizionali della medicina prenatale. Dobbiamo contribuire a diffondere informazioni corrette. Se una coppia che può trasmettere la talassemia o la fibrosi cistica ricorre alla diagnosi preimpianto ha solo il 3% di possibilità di avere il famoso "bimbo in braccio". Se la donna si sottopone invece a un’analisi dei villi corviali in gravidanza, le probabilità che il bambino sia sano raggiungono il 75%.
L’argomentazione principale che sostiene il ricorso alla diagnosi preimpianto è che così si scongiura un aborto.Evocare un contrasto tra le legge 40 e la legge 194 non tiene conto del fatto che non c’è differenza tra un aborto a otto cellule e uno a migliaia di cellule. Sempre di un bambino si tratta. In questo si inserisce il fatto che una buona consulenza genetica è fondamentale. Ed è su questo che bisogna lavorare per andare contro una non-cultura ideologica e spesso propagandata per fini commerciali. Bisogna rendersi conto che vi sono interessi economici enormi dietro certe decisioni.
Le conseguenze di una liberalizzazione potrebbero trascendere le intenzioni?Le applicazioni inappropriate della scienza sono sotto gli occhi di tutti. Poco tempo fa la Fda americana (la Food and drug administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ndr.) ha autorizzato la prima piattaforma per eseguire l’analisi genomica da una semplice analisi del sangue. A questo punto un bioeticista dell’università di Harvard ha fatto notare che, stante la verifica possibile anche della predisposizione al diabete, all’ipertensione o ad altre malattie, già che si sta facendo uno screening genetico, perché non indagare anche la presenza di queste patologie? La scienza è in grado di spostare la soglia delle scoperte sempre più in avanti, ma dove è lecito fermare la diagnosi?
Come si può intervenire? Una cosa di cui sono convinto è che il problema dell’applicazione della diagnosi preimpianto sia ineludibile. Ogni giorno si sposta sempre più in là la soglia di cosa è ritenuto lecito, senza che vi sia un’adeguata informazione delle implicazioni e delle conseguenze. Le coppie non sono ben consigliate sulle analisi genetiche e vi ripongono molte aspettative. La mia idea è che sia giunto il momento di regolamentare i test genetici e mostrarne davvero tutti i pro e i contro.