Le famiglie tendono a essere sempre più piccole, lo si vede dal numero medio dei componenti; nel 1971 una famiglia era mediamente composta da 3,3 persone, nel 2011 da 2,4. Lo rileva l'Istat diffondendo i dati definitivi del quindicesimo censimento generale della popolazione e delle abitazioni. Vive in famiglia la quasi totalità della popolazione residente in Italia, mentre appena lo 0,5% risulta vivere in convivenza (istituti assistenziali, ospizi, istituti di cura, eccetera).
Seguendo un trend che va avanti da decenni, il numero di famiglie è aumentato fra il 2001 e il 2011, da 21.810.676 a 24.611.766 unità (+12,8%) e rispetto al 1971 la crescita è del 54%. Il numero medio di componenti per famiglia è superiore al dato nazionale soltanto nell'Italia Meridionale (2,7) e in quella Insulare (2,5), mentre il Nord-ovest, il Nord-est e il Centro si attestano su valori al di sotto della media del paese. A livello regionale, le famiglie mediamente più numerose risiedono in Campania (2,8 componenti), quelle con il numero medio di componenti più basso in Liguria e Valle d'Aosta (2,1 componenti). Le famiglie unipersonali sono quasi una su tre e risultano in notevole aumento rispetto al censimento 2001, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dei mutamenti
demografici e sociali. Sono passate dal 24,9% al 31,2%. Le famiglie unipersonali aumentano su tutto il territorio. Il trend è opposto per le famiglie numerose (con 5 o più componenti), che passano dal 7,5% al 5,7% in dieci anni. Sono più numerose in Campania, Calabria e Sicilia. In dieci anni il numero di separati legalmente e divorziati è quasi raddoppiato, passando da 1.530.543 a 2.658.943. Un separato-divorziato su due ha un'età compresa tra i 35 e i 54 anni. In lieve aumento i vedovi. Sei su dieci sono ultrasettantacinquenni, quanto al sesso si tratta di donne nell'82,4% dei casi. Lo squilibrio di genere è invece leggermente a favore
degli uomini se si considerano i celibi/nubili, tre su quattro non hanno ancora
compiuto trentacinque anni.