Lorella Cuccarini. «Famiglia, ora svolta fiscale. I bonus non bastano più»
Donna di spettacolo, ma anche pragmatica madre di famiglia, Lorella Cuccarini mira subito al centro della questione: «Se lo Stato vuole sostenere le famiglie, lo deve fare soprattutto dal punto di vista fiscale. È qui che serve una svolta, non con i bonus. C’è da meravigliarsi che la politica non l’abbia ancora capito». Premette, la 51enne «più amata dagli italiani» («lo so, è una citazione che mi tocca», scherza), di non avere una gran passione politica, pur ricordando che a inizio anni Novanta «la Dc mi offrì di candidarmi in Parlamento, non accettai». Ma, stimolata dalle domande, l’interprete dell’evergreen "La notte vola" (ora in teatro col musical "La regina di ghiaccio", in questi giorni ad Assisi) conferma doti eclettiche commentando - quasi "con quanto fiato in gola", tanto per citare il suo maggior successo - la situazione del Paese e i suoi protagonisti, a partire dall’eterno Berlusconi («Mi ha sorpreso la sua ridiscesa in campo»). E guarda con attenzione al fenomeno 5 Stelle, anche nella "sua" Roma: «La gestione Raggi? I conti si tirano alla fine».
Lorella, lei è una donna privilegiata. Fa il lavoro che le piace, è sposata da 26 anni e ha 4 figli, con il rimpianto, già confessato, di non averne avuto anche un quinto. Cosa pensa di tanti italiani che invece trovano difficoltà a metter su famiglia?
Penso che questo è un Paese che sembrerebbe quasi non voler più costruire un futuro. Se non si parte dalla famiglia, non si hanno prospettive. Se vediamo i dati dell’indice di fertilità, dell’età delle prime gravidanze, sono angoscianti. Si sente spesso dire "sono le persone che non vogliono aver figli, anche per vivere più libere". Ma non è così. Se parli con le persone, ti rendi conto che quasi sempre le coppie non fanno figli perché non "sentono" prospettive e opportunità, perché faticano fino a 30 anni e oltre a trovare un lavoro che dia garanzie. Segno che lo Stato non aiuta.
I bonus bebè non bastano?
No, tanto più se lo dai solo per il primo anno. Se si ha difficoltà già ad andare avanti da soli, è naturale che poi si pensi "figurati in 3 o in 4...". E se andremo avanti di questo passo, è chiaro che finirà col divenire anche un fenomeno culturale: le persone saranno così abituate a famiglie senza figli o con uno solo che non ci faranno più caso.
È d’accordo con chi chiede una svolta sulle politiche familiari?
Sarebbe stato meglio se ci fosse stata 20 anni fa. Ma oggi siamo a uno stadio talmente grave che se non ci diamo una scossa avremo ripercussioni sempre maggiori. Mi auguro che i politici comincino a metterci la testa in modo serio e definitivo, non solo per qualche annuncio a effetto in campagna elettorale. Ci vuole un progetto molto più concreto e solido, impegni precisi nei programmi.
È d’accordo, quindi, col Patto per la natalità proposto dal Forum delle associazioni familiari?
Assolutamente. Conosco De Palo (il presidente, ndr), apprezzo quanto fa. È assurdo che non ci siano vere differenze fiscali fra un padre/madre e un single. Sembra quasi che lo Stato dica "se fai un figlio sono affari tuoi". È un errore gravissimo di prospettiva. E poi servono più servizi. Ho diverse amiche che sono costrette a scegliere se tornare a lavorare, ma per pagare le rette agli asili-nido, o rimanere a casa a badare ai figli. È avvilente mettere la donna davanti a scelte simili. Mi amareggia pensare a un Paese che rischia quasi di spegnersi, anno dopo anno.
Lei crede molto nell’istituto-famiglia anche per la sua vicenda personale?
Sono cresciuta in una famiglia di genitori separati, ho vissuto poco mio padre. Ma con mia madre e i miei due fratelli, più grandi di me, siamo sempre stati un nucleo molto unito. Una famiglia umile del Prenestino. Venuta su col grande impegno di mamma, che era una precaria: faceva la sarta per alcune ditte, ma non c’era sempre lavoro. La precarietà ci ha responsabilizzati. Per la danza ho cercato sin dall’inizio di provvedere da sola: per pagarmi le lezioni lavoravo nella stessa palestra, facevo le pulizie, la segretaria, un po’ di tutto.
Cosa le ha trasmesso la famiglia?
L’idea di vivere la vita con grande umiltà e tenacia. E poi quella di mantenere alta la dignità. Senza incolparsi di nulla. Oggi ringrazio mia madre: ci ha dato una struttura mentale per affrontare il mondo.
E la famiglia che ha costruito con suo marito, Silvio Capitta?
È la mia vita. È quello che c’è e ci sarà. Ho alle spalle 32 anni di una carriera piena di soddisfazioni, eppure l’isola felice che mi riempie il cuore è la famiglia. Senza, non sarei quella che sono.
Ha dovuto fare rinunce per la famiglia?
In realtà, vere rinunce no. Grazie alla fortuna del mio lavoro. Non ho mai programmato un figlio, ho cercato di armonizzare il lavoro con le gravidanze. Ricordo quando imponevo le pause a "Paperissima" per allattare Sara, la primogenita. Addirittura la coppia di gemelli è arrivata in un momento inaspettato: ho fatto i primi 5 mesi durante l’ultima tournée per Grease, in teatro tutti i giorni senza che nessuno lo sapesse. Certo, quando ho dovuto scegliere un progetto ho valutato che doveva valerne la pena per lasciare la mia famiglia, non sono mai stata una che ha voluto "far tutto".
Quali consigli si sente di dare alle mamme e alle figlie di oggi?
Alle mamme zero, sono già delle eroine senza che nessuno se ne accorga. Alle giovani, posso testimoniare che la bellezza e la meraviglia dell’avere figli da veder crescere resta un’immensa ricchezza umana. Il grande dono della donna è poter generare, è anche un modo che abbiamo per rendere il nostro Paese migliore di prima. Un concetto forse un po’ idealista, ma mi piace pensarlo.
Lei è romana. Cosa pensa di come è amministrata Roma?
Questa città è una delle più belle del mondo, ma anche una delle più complicate. L’amministrazione Raggi ha ricevuto un’eredità assolutamente non facile, di solito i conti si tirano alla fine. La città ha bisogno di moltissimo, certo oggi non dà ancora grandi segnali di ripartenza. Sono una spettatrice molto attenta, ma non mi lego al carro di quelli già pronti a "sparare" contro.
E come vede il Paese che torna alle urne?
Vedo molta difficoltà a scegliere. Mi dispiace profondamente che ci sia oramai una sfiducia molto diffusa, in qualche modo le persone si sentono già perse in partenza, e questo non va. Di lavoro ce ne sarebbe tanto da fare. E credo che ognuno di noi possa far politica essendo cittadino responsabile e coltivando l’impegno sociale, attraverso il Terzo settore. È quel che faccio anch’io perché il successo, usato per la soddisfazione personale e non a servizio degli altri, serve solo ad alimentare il proprio ego.
Le posso chiedere cosa ne pensa dell’eterno Berlusconi?
Sinceramente sono rimasta sorpresa che sia ridisceso in campo. Pensavo che ormai si godesse la famiglia e i nipoti.
L’ha sorpresa anche Grillo?
Sicuramente. Al di là di come la si pensi, è riuscito a scrivere una pagina di storia contemporanea, è incredibile. Anche se non è una sorpresa il suo attivismo, già i suoi spettacoli erano politici.
E come vede il fenomeno M5S?
Non ci vedo nulla di male che si candidi gente nuova, non solo politici di professione. Per me il requisito principale di chi deve gestire la cosa pubblica è di essere una persona perbene. Poi, certo, occorrono anche capacità tecniche. Ma di persone con una vera caratura, come una volta, non ne vedo tantissime anche negli altri partiti.
Ultima domanda, d’attualità: cosa pensa della vicenda delle molestie alle donne nel mondo dello spettacolo?
Per carità, davanti allo scandalo negli Usa dico: meno male che sia scoppiato. Alle giovani ho sempre detto che bisogna seguire determinate regole ai provini. Ma, d’altra parte, ci sono anche persone che hanno basato le loro carriere sul saper costruire delle illazioni. Stona vedere i processi prima sui giornali che nelle sedi opportune, e questo mi pare ancora più forte qui in Italia. Detto ciò, bisogna aggiungere però che non è vero che per fare questo mestiere si debba solo sottostare a dei ricatti. Non è così, specie quando si ha talento.