Crociata. «Sanità, all’Unione europea manca una vera integrazione. Sulla persona»
Monsignor Mariano Crociata, presidente Comece
Pubblichiamo il discorso del vescovo Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea, al Convegno internazionale «Universalità e sostenibilità dei Servizi sanitari nazionali in Europa» organizzato dall’Ufficio Cei per la Pastorale della salute con le federazioni che rappresentano tutte le professioni sanitarie.
Desidero innanzitutto esprimere il mio apprezzamento per il Convegno su “Universalità e sostenibilità dei Servizi sanitari in Europa” per iniziativa della Conferenza episcopale italiana, meritevole di attenzione per almeno due ragioni, e cioè per aver portato l’attenzione sul tema della salute e dei sistemi sanitari che ne promuovono la cura e per averlo fatto in una prospettiva europea.
A parlare di sanità il pensiero è doverosamente polarizzato dal senso della centralità della persona e in particolare della persona affetta da un qualche genere di malattia e dalla sofferenza che ne consegue. Senza distoglierci da questo pensiero, ma proprio in funzione di esso, non possiamo fare a meno di considerare come il confronto tra i sistemi sanitari dei diversi Paesi interroga e mostra ulteriori possibilità e valori per il processo di integrazione europea, che è lungi dall’essere compiuto ma nella cui direzione è indispensabile muovere, se non si vuole che anche i sistemi sanitari risentano dell’impoverimento strutturaleche conseguirebbe comunque a qualsiasi forma di isolamento e di chiusura nazionalistica con conseguenti danni incalcolabili a carico delle persone e delle persone malate in particolare.
Ci sentiamo di sostenere fortemente tale processo di integrazione, che gli episcopati hanno accompagnato fin dall’inizio, cioè fin da quando, nel 1980, è stata istituita la Commissione che li rappresenta e li esprime nel dialogo con l’Unione Europea e le sue istituzioni, alla ricerca del bene comune e con un approccio decisamente centrato, ancora una volta, sulla persona. In questa prospettiva non è mai mancato l’interesse specifico per l’ambito delle politiche sanitarie.
Naturalmente non possiamo perdere di vista che è propria dei singoli Paesi dell’Unione la prima responsabilità per le strutture e i servizi sanitari e per l’organizzazione delle cure mediche. L’articolo 168.7 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (Tfeu) formula nei seguenti termini la norma di riferimento: «L’azione dell’Unione rispetta le responsabilità degli Stati membri per la definizione della loro politica sanitaria e per l’organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica. Le responsabilità degli Stati membri includono la gestione dei servizi sanitari e dell’assistenza medica e l’assegnazione delle risorse loro destinate». Il compito che l’Ue si è data è quello di integrare le politiche sanitarie nazionali allo scopo di assicurare la protezione della salute in tutta l’Unione e lavorare per una più stretta unione sanitaria.
Le iniziative europee in tal senso hanno lo scopo di proteggere e migliorare la salute dei cittadini europei, di sostenere la modernizzazione e la digitalizzazione dei sistemi e delle infrastrutture sanitarie, di favorire la resilienza dei sistemi sanitari europei, in particolare dotando i Paesi europei di quanto è necessario a prevenire e affrontare eventuali nuovi eventi pandemici.
Gli episcopati cattolici dei Paesi dell’Ue si sentono responsabili e impegnati a lottare per politiche sanitarie europee efficaci e significative. Questo anche in ragione della rete cattolica di organizzazioni e strutture di cura diffuse in tutta Europa che determina le condizioni per concentrare e raggruppare competenze mediche, sostenere le organizzazioni nazionali di cura, assicurare l’essenziale contributo di cura pastorale per i malati e le persone vulnerabili.
Negli anni scorsi la Comece non ha mancato di monitorare attentamente le attività di legislazione sanitaria dell’Unione Europea prodotta sulla base del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea agli articoli 168, 114 e 153, rispettivamente dedicati alla protezione della salute pubblica, al mercato unico e alle politiche sociali. Importanti iniziative di regolazione sono state accompagnate dalla Comece, come l’importante discussione sulla resistenza antimicrobica e sull’uso più mirato e ridotto degli antibiotici; le lezioni che abbiamo appreso dalla pandemia da Covid e la necessità di affrontare minacce sanitarie transfrontaliere che ha portato a una espansione del programma sanitario Eu 4; l’adozione del regolamento Eu sugli standard di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana; l’appello altamente necessario per la non commercializzazione del corpo umano e la protezione della vita dell’embrione umano; l’importante regolamento dei sistemi di intelligenza artificiale usati nei processi diagnostici dei servizi digitali e, non ultimo, il tema della salute mentale, le cui criticità sembrano destinate a crescere.
Come sottolinea papa Francesco, «la cura della salute non è un lusso, è per ciascuno!». In questo senso dobbiamo lavorare per una Unione Europea centrata sull’essere umano, così da integrare le politiche nazionali e assicurare protezione sanitaria in tutte le politiche dell’Unione Europea. Questo incontro porterà un contributo significativo a una più chiara consapevolezza di questa esigenza e sulle strade da percorrere per rispondervi in maniera adeguata e a tutti i livelli istituzionali e di comunicazione pubblica da coinvolgere in un processo di crescita di attenzione e cura delle persone malate.
* Presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece)