Vita

Maternità surrogata. Utero in affitto, no del Consiglio d'Europa

Daniele Zappalà martedì 11 ottobre 2016
Con 83 no e 77 sì il Consiglio d’Europa ha bocciato il Rapporto De Sutter che intendeva aprire il varco alla legalizzazione della maternità surrogata nei Paesi membri. Dopo due anni di serrata battaglia d’idee, sette mesi di confronto in commissione e ben cinque votazioni, tutte negative, i difensori del controverso Rapporto De Sutter teso a sdoganare l’utero in affitto in Europa hanno finito ieri per capitolare. Dal marzo scorso i tentativi successivi di far passare una «regolamentazione» equivalente di fatto a un riconoscimento erano stati condotti nel corso di tante nervosissime sedute della Commissione Affari sociali del Consiglio d’Europa, spesso nella sede distaccata di Parigi assediata all’esterno da chiassose proteste di piazza. Ma alla fine la stoccata decisiva contro ciò che rimaneva del Rapporto è stata portata ieri a Strasburgo, nel quartier generale dell’organizzazione paneuropea specializzata nella tutela dei diritti umani. E a opera dell’organo più rappresentativo, ovvero l’Assemblea (Apce) che riunisce i parlamentari provenienti dai 47 Stati membri, dall’Atlantico alla Russia. Verso le 18.30, dopo un dibattito a tratti infiammato, la senatrice ambientalista belga Petra De Sutter, relatrice delle raccomandazioni in discussione, ha lanciato il suo ultimo appello: «Vi chiedo di capire che questa risoluzione è davvero urgente». Invece, l’esito è stato impietoso: 77 voti favorevoli, 83 voti contrari e sette astenuti, nel quadro di uno scrutinio solenne in cui era richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi.Di colpo, una sorta di silenzio è calato nell’«altra assemblea parlamentare» di Strasburgo, dirimpettaia dell’Europarlamento, sulla sponda opposta dell’Ill. Perché è stato simbolicamente confermato il no alla surrogata già espresso lo scorso dicembre proprio dall’Europarlamento, grazie a un emendamento votato nel quadro del Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo. È il colpo dell’uno-due, considerato già ieri sera da molti deputati presenti come una solida diga di sbarramento contro futuri tentativi di ricorrere a grimaldelli in vista di legalizzazioni mascherate. L’ultimo moncone del Rapporto De Sutter – le raccomandazioni ai capi delle diplomazie europee per elaborare linee guida formalmente in vista di una tutela dei bambini nati da contratti di surrogata – era stato bocciato già in mattinata ancora una volta in commissione (24 voti contrari, 16 favorevoli). Ma tutte le tensioni accumulate nei due anni di lavoro sul testo sono poi emerse in plenaria. «Sono profondamente disturbata dai tentativi d’intimidazione verso la relatrice, siamo rimasti scioccati», ha un certo punto dichiarato la britannica Doreen Massey, presto imitata da altri deputati che hanno insistito sui presunti “colpi” inferti alla relatrice. Una posizione ribaltata dalla deputata milanese Eleonora Cimbro (Pd), che ha fatto valere la propria presenza a tutti i lavori, testimoniando contro i tentativi di «vittimizzazione». Accantonando gli steccati ideologici e mostrando una sintonia profonda su valori di fondo come la dignità della persona, le deputate italiane hanno condotto all’attacco gran parte del dibattito introducendo due emendamenti, difesi simbolicamente non dalla prima firmataria dei testi. Il che ha spiazzato a tratti il presidente di seduta. Un modo originale anche per mostrare all’aula il frutto di un lavoro davvero comune. L’emendamento per un’abolizione totale, che aveva come prima firmataria Milena Santerini (Democrazia solidale-Centro democratico), è stato difeso in aula da Elena Centemero (Fi). Sottoscritto in primis da quest’ultima, il secondo emendamento, volto a incaricare di lavori in chiave abolizionista la Conferenza dell’Aja di diritto internazionale privato, è stato poi perorato da Eleonora Cimbro (Pd), forte anche del ruolo di membro a pieno titolo della Commissione Affari sociali, a differenza delle colleghe, giunte come supplenti. Gli emendamenti sono stati bocciati entrambi di stretta misura (78 voti contro 75, poi 80 contro 79), ma questi esiti parziali hanno paradossalmente conferito un surplus di limpidezza al no finale contro le raccomandazioni, sottoposte all’aula nella loro versione iniziale. Spaccato al proprio interno sulla questione, il gruppo dei socialisti e apparentati ha lasciato libertà di coscienza ai propri membri, con esiti talora sorprendenti, come la piena sintonia fra parlamentari di schieramenti opposti. Un sussulto di coscienza è vibrato nel cuore dell’Europa, in mezzo alle gabbie di freddi tecnicismi e sottigliezze giuridiche nelle quali si è a lungo cercato di canalizzare il dramma umano lacerante dell’utero in affitto. Con un risultato che non lascia più ombre né incertezze.